lo. Noi lo affronteremo e lo vinceremo. Andiamo. I tre eroi si alzarono e si avviarono a salire il fianco della Crosta del Tordo, seguendo le tortuose anse dell’impervio sentiero
che conduceva all’oscuro pertugio. Giunti alla grotta, Marmotta estrasse una torcia e l’accese con la sua pietra focaia, Martell
sfoderò la possente lama e preparò lo scudo istoriato, dono della
megera, Seline preparò la bacchetta che la vecchia le aveva affidato. E si infilarono nell’oscurità.
...
Un odore di carne speziata impregna l’atmosfera e si mescola
al fetore di escrementi e al puzzo di muffa e formaggio andato a male. Un rozzo focolare, ricavato a ridosso di una parete
di roccia convessa, ospita un grande fuoco che scoppietta allegramente riempiendo l’ambiente di fumo acre. Sopra il focolare
c’è un grosso pentolone. All’interno del pentolone un liquido
denso bolle vivace. Un desco povero, con un piatto di legno e
un orcio di terraglia, è approntato su un ceppo enorme che per
l’occasione è stato ricoperto da una tovaglia indaco, macchiata
di sangue. Una figura abnorme appare nel cerchio di luce del
fuoco. La sua pelle è verde marcio, i suoi occhi sono enormi e
arrossati, lacrimosi. La sua bocca è larga, sdentata e bavosa, il
naso schiacciato e incrostato di muco secco. Pochi peli arruffati
gli spuntano a ciuffi dal cranio deforme. Il petto enorme è avvolto in una rude pelle di capra vagamente lavorata e non conciata.
Brandelli di carne rinsecchita, della capra che di quella pelle un
tempo si rivestiva, penzolano a ogni movimento dell’energumeno. I suoi passi pesanti riecheggiano tra le volte irregolari del
suo antro-tana. L’orco sorride mentre con un grosso bastone, un
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