se il fuoco che stesse dannando la loro anima non fosse la fame,
ma la vendetta.
Senza sapere in che punto del campo fosse, s’infilò dentro il primo caseggiato che vide. Sprangò la porta con una branda e poi,
stremato, si lasciò scivolare con la schiena contro la parete sino a
terra. Strinse le ginocchia al petto e rimase ad ascoltare gli spari,
le urla dei carnefici e le grida delle vittime, senza saper più distinguere chi erano gli uni e le altre.
Con le mani tremanti riuscì a sfilare il portasigarette forato. Trovò solo una sigaretta ancora integra; prese i fiammiferi e, al quarto tentativo, riuscì ad accenderla.
Furiosi colpi si abbatterono sulla porta.
Estrasse dalla giacca il suo diario e dalla tasca dei pantaloni
l’ Hundred Year sequestrata al sergente. Presto o tardi, sapeva
che sarebbero arrivati anche a lui.
Non gli rimaneva che scrivere. E se mai qualcuno avesse ritrovato i suoi scritti, avrebbe letto un anomalo rapporto.
19 settembre 1943
“Dopo alcuni tentativi i Redivivi hanno desistito. Odo all’esterno
la follia, il dolore, il caos imperante. L’inferno è giunto sulla terra, forse per l’opera scellerata di un uomo, forse per vendicarsi
delle troppe anime che abbiamo prematuramente spedito laggiù.
Quelle anime sono tornate a cercarci, per divorarci tutti. Credo
che Dio ci abbia abbandonato.”
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