SB Storie Bizzarre SB N3 | Page 27

aveva una comunissima Omas Lucens. Come diavolo aveva fatto a procurarsela? Certamente l’aveva rubata ad uno dei deportati. Con un moto di stizza gli requisì la stilografica e se la mise nella tasca dei pantaloni. Non ci furono altri problemi, il soldato Schreiber guidò lui e il prigioniero sino al blocco 11 e Geert riconobbe immediatamente il Muro Nero, dove aveva assistito qualche ora prima alla fucilazione d’alcuni prigionieri politici. S’incamminò deciso verso l’entrata degli uffici. Sentì uno sparo e subito dopo una fitta al braccio sinistro. Incredulo si voltò, mentre un rivolo di sangue gli ruscellava lungo l’arto, arrivando a sgocciolare dal polsino della divisa. Schreiber fissò Schäfer con indifferenza e sparò ancora, colpendolo in pieno petto. Geert cadde a terra pesantemente e la vista si annebbiò. Udì il sergente ridacchiare e il soldato dire: - Spero di aver fatto la cosa giusta. - Era solo un ficcanaso, - grugnì Hahn. - Va’ a chiamare Fuchs, ci penserà lui a sistemare tutto. Geert rimase a fissare il cielo: l’oscurità della notte si fece più scura e impenetrabile, come se su di lui stesse calando un nero sipario. Eppure, non era ancora morto, sentì il suo corpo venire raccolto e trasportato e voci concitate che confabulavano. Infine, svenne. Non seppe dire quanto tempo era trascorso, quando lentamente riprese conoscenza. Riconobbe le voci di Fuchs e di Mengele a colloquio, proprio vicino a lui. Forse mi stanno osservando si disse. Forse sanno che non sono morto. Evitò di aprire gli occhi e rimase ad ascoltare. - Non era necessario eliminarlo - interloquì il dottor Mengele. 27