SB Storie Bizzarre SB N3 | Page 18

Monowitz. Il capitano chiuse il diario e rimise il portasigarette nella tasca interna della giacca. Lanciò un’occhiata distratta ai massicci fabbricati industriali e alle ciminiere svettanti. Non era qui come turista, ma per stilare un rapporto di efficienza da presentare al suo diretto superiore Arthur Liebehenschel che, prima dell’inverno, avrebbe preso possesso del trono di tutto il complesso di Auschwitz al posto di Rudolf Höß. Stanco per il viaggio, tornò a riposizionarsi sul sedile posteriore. Reclinò lievemente il capo e nemmeno si accorse di appisolarsi, sino a quando l’autista lo ridestò con una leggera pressione sulla spalla. Aprendo gli occhi vide che era calato il buio e la macchina era ferma. In lontananza, scorse un paio di figure sbiadite che sostavano su una vasta banchina bianca, sotto la quale correvano dei binari ferroviari. Cercò di adattare la vista all’oscurità della notte, quando un gran fascio di luce colpì la macchina e Geert dovette schermarsi il volto con una mano per non rimanere accecato. Si calcò il berretto sul capo, prese la valigetta e scese dall’auto. A grandi falcate raggiunse i due uomini sulla banchina. Uno indossava un camice bianco sopra la divisa e i gradi di capitano; lo colpì il viso giovanile, cordiale, con fronte ampia e sguardo compassionevole. Dopo un tiepido saluto nazista si presentò come Hauptsturmführer Josef Mengele. L’altro come Standartenführer Jürgen Fuchs: un uomo piccolo e scuro di capelli, pallido come un cencio slavato e occhi iniettati di sangue. Geert non poté non notare che sotto il colletto della divisa spuntava un lembo di una benda bianca, dalla quale si notava una piccola macchia scura, forse di sangue rappreso. E il riverbero della luce del riflettore mise in risalto la sua eterocromia: aveva un occhio azzurro e 18