le rispettive consolle. Un messaggio neurale di Hirsch informava l’equipaggio sulle procedure che si sarebbero tenute.
Contemporaneamente l’enorme astronave si allineava nella
sua nuova traiettoria.
Pian piano la massa del pianeta cominciava a farsi sempre
più imponente, con l’AURIGA che progressivamente aumentava la sua velocità.
L’angolo di discesa collimò al 100% al trentesimo minuto,
quando l’incrociatore entrò in contatto con il primo strato
dell’atmosfera.
Il primo a saltare fu il comparto della Plancia di comando.
Tutti gli schermi si spensero all’unisono. I canali audio e video trasmettevano solo silenzio e oscurità. Tutti si tenevano
aggrappati alle proprie postazioni sperando nella buona riuscita della discesa, oppure si integravano alle strumentazioni per meglio avvantaggiarsi dell’adattamento del Tecno
Virus.
Tutta l’energia dei supporti vitali era stata già deviata verso
gli impianti di riserva, che venivano attivati man mano, fino
a quando anche i processori dei motori ultra luce Harbinger si spensero di colpo, creando delle esplosioni all’interno
dei reattori e incendi in qualche comparto collegato. Fuori
le barriere termiche tenevano, e questo impedì che l’AURIGA
si accartocciasse in una palla fumante. Tutti i ponti si mantenevano in contatto tramite comunicazioni o onde soniche,
per sicurezza.
D’un tratto, ad un’altezza imprecisata, qualche quadro comandi riprese a funzionare e le luci tornarono. Ma i guai non
erano finiti, perché senza la spinta dei motori, la nave stava
precipitando. Lollordeth cercò di mettersi in comunicazione
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