attivò la propulsione degli stivali e in un attimo lui e il Demone, ancora attaccato alla frusta come un cavaliere con
le briglie strette in mano, schizzarono verso i portelloni di
emergenza sul retro del razzo.
Asara tra l’oscurità e il caos del vento scorse i due razzi
partire insieme. Quando questi si incontrarono dinnanzi
al varco nel cielo fu convinta di vedere attraverso di esso
una moltitudine incalcolabile di creature che si accalcavano, pronte a passare il confine tra i mondi. Poi come un sole
violento, l’esplosione congiunta dei razzi coprì tutto, accecandola e assordandola allo stesso tempo. Passò del tempo,
non riuscì a capire quanto ma quando il fischio nelle orecchie si fermò e la vista si schiarì vide il cielo azzurro con
il sole di mezzogiorno splendente. Era stesa su di un fianco, adagiata sulla rampa metallica. Kraban ce l’aveva fatta
dunque. I detriti dei robot e i corpi degli scimmioni erano
dovunque, ma del Falco nessuna traccia. Rimessa in piedi
si affacciò e vide l’enorme antenna. Piegata e spezzata dal
calore dell’esplosione aveva ucciso chiunque si trovava in
basso. Poi un rumore la fece voltare. Una figura tra i cadaveri sulla rampa dove si trovava si mosse alzandosi in piedi,
era Kaban. Asara esclamò nel vederlo vivo ma il terrore la
pervase quando emerse anche il Demone. Entrambi erano
provati e pieni di ferite. Un fucile spiccava tra i corpi degli
scimmioni. Il Falco e il Demone si guardarono con gli occhi
vacui del torpore ma si lanciarono entrambi sull’arma. Solo
l’ incredibile vitalità di Kraban lo fece arrivare per primo
mentre il deforme si accasciava al suolo in ginocchio. Si avvicinò a passo lento al Demone,respirando a fatica la fresca
aria di mezzogiorno gonfiando il muscoloso torace nudo.
Appoggiò il fucile al viso del Demone che ormai affannando
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