gorgogliante nel corridoio contro il muro di fronte con
un’incredibile forza. Ebbe il tempo di lanciarsi di lato al coperto nel momento stesso in cui la granata esplodeva, straziando ossa e carne. Poi tutto tacque. Dopo qualche secondo, un rumore di pietra che stride riempì le sue orecchie.
Non riuscì nemmeno a rialzarsi che il pavimento crollò sotto i suoi piedi facendo collassare la struttura più volte.
Spade e stregoneria
Il corpo gli doleva come se fosse percosso da un folle fabbro dalla forza inumana. Appena le stelle del dolore al capo
scomparirono dalla vista si trovò quasi al buio, ad eccezione di un’unica fonte di luce proveniente dal buco che vedeva nel soffitto, troppo in alto per essere raggiunto. Intorno,
il buio e l’umidità si fondevano in un unico elemento, incollandosi addosso alla sciacallo come una patina viscosa. Dal
rumore dell’eco dell’acqua che sciabordava capì di essere
in un complesso di tunnel, forse una linea sotterranea di
trasporto del complesso. Appena il dolore lo liberò dalla
morsa più forte, si issò a sedere tra i calcinacci e notò alcuni antichi cartelli affissi al muro. Erano scritti in una lingua
pre-umana di quella regione e Kraban aveva imparato a
tradurla nel suo errare nelle antiche tombe. Aprì una tasca da cintura e ne estrasse un piccolo diario spiegazzato,
dopo un paio di minuti di consultazione capì che il cartello
più grande indicava Reattore energia - Torre Esterna. Molto
bene, pensò, quindi era sulla strada giusta. Controllò il suo
equipaggiamento e imprecò quando si accorse di aver perso la pistola. Slacciò la daga saggiandone il peso, poi scoprendosi il viso da occhiali e bende azionò una torcia a di3.
20