si sedeva al mio stesso posto ogni giorno, compilando i registri
alla vecchia maniera. C’era un vecchio computer, certo, dalla
parte opposta alla lampada, ma non sembrava essere stato
molto usato negli anni. O forse era solo una mia impressione.
Il tempo trascorreva anche fin troppo lentamente e, per ingannarlo, decisi di guardarmi attorno. Fu così che scoprii sotto la
scrivania una pila di scartoffie, fogli vari e volumi rilegati in
pelle consumata dal tempo, fra i quali individuai un registro.
Le mie fantasie sul vecchio bibliotecario chino su quella scrivania, con un pennino fra le mani, le dita sporche d’inchiostro
e la schiena curva, sembrarono avere una conferma.
La mia insaziabile curiosità mi spinse ad appoggiare il registro sul banco e ad aprirlo. Il frontespizio, scritto in una impeccabile calligrafia, mi indicò che si trattava del registro dei
libri presi a prestito e restituiti. Tuttavia, quando continuai a
sfogliarlo, perplesso e sorpreso mi accorsi che le altre pagine
erano completamente intonse. Nessuna traccia di inchiostro
macchiava quella carta ingiallita dal tempo, eccetto che per
un solo e unico titolo: Le Rovine di Alessandria.
- Che titolo bizzarro - commentai e chiusi il registro.
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