Shadar dei Relitti
di Nero Freak
Aveva superato anche l’ultima sporgenza rocciosa e adesso
la vedeva. Le mani gli bruciavano per la lunga scalata e le
pietre affilate dello strapiombo gli avevano ferito il corpo
in più punti, ma non importava adesso era lì, davanti alla
leggenda divenuta realtà. Adagiata in fondo alla valle cinta dalle montagne, quasi a creare un anfiteatro naturale e
nascondendola dalla vista dell’uomo, giaceva Shadar dei
Relitti. Lo sciacallo si passò una mano nei corti capelli castani rasati ai lati del capo. Il sole che sorgeva creava innumerevoli riflessi sulle piastre metalliche dei resti di antiche
astronavi che componevano l’ammasso di relitti di Shadar.
Abbassò le bende a protezione delle vie respiratorie e alzò i
pesanti occhialoni scuri che coprivano i suoi occhi gialli da
falco, era ormai troppo in alto perché la tempesta di sabbia
radioattiva lo potesse colpire. Con un ghigno che metteva
in mostra i denti bianchi ripensò a quel vecchio.
Prologo
Il vecchio e lo sciacallo
Il paesaggio scorreva veloce, ma sempre uguale. Al lato di
quello che rimaneva della carreggiata coperta di cicatrici
si stendeva soltanto il deserto radioattivo, butterato dalle
esplosioni della guerra che aveva cancellato l’uomo. All’improvviso la piccola vettura, una jeep senza cappotta, si fermò alzando una nube di polvere. Il pilota, guardando nel
binocolo che aveva estratto da una logora borsa da cintura,
scrutò sotto un antico cavalcavia più a nord quella che sembrava una colonna di auto intasate nel traffico, ormai sche1.
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