L’angolo delle recensioni
con lo sciamano della pigna
Atmosfera surreale, anni ‘80 e ultraviolenza sono tre temi che,
chissà per quale motivo, vanno a braccetto, può ben dirlo chi ha
visto il film “Assassini Nati” di Oliver Stone, oppure il più recente “Drive” o ancora chi ha giocato a GTA:Vice City.
E’ su questi punti cardine che si fonda Hotline Miami, titolo
indie per pc uscito recentemente che, per puro caso, mi sono ritrovato a comprare e giocare negli ultimi tempi.
Tutto in Hotline Miami è allucinato e retrò, a partire dalla grafica pixellosa per scelta, che a primo impatto (e per la visuale
dall’alto) ricorda i primi GTA.
La premessa è questa:in una Miami anni ottanta impersoniamo
un assassino senza volto e senza nome che spinto da misteriosi
messaggi telefonici si macchia di indicibili violenze.
Ogni edificio che visitiamo è un capitolo del gioco e pullula di
armi e di mafiosi/gangster: per completare il suddetto è necessario mandare all’altro mondo ogni singolo nemico.
Il nostro alter-ego inoltre mostra segni di squilibrio mentale sin
dalle primissime battute del gioco e forse per una sorta di autodifesa dalle sue stesse efferatezze, nasconde il volto dietro una
maschera con sembianze animali.
La maschere, infatti, sono una componente fondamentale del
gameplay, ce ne sono a decine, di cui molte segrete e influisco62