una partita a scacchi, pedine della mente rigida e senza emozioni dei loro padri elettronici.
Uno stormo di uccelli neri e sottili piove sui marines dell’ultimo film di Glenn Tucker, che alzano scudi antisommossa presi
in prestito dalla serie tv Cops. Una decina di Mecha partoriti da
una pellicola sci-fi anni ‘80 sparano in aria una gelatina verde
e compatta, che si apre in una ragnatela-scudo di pura energia.
Le frecce degli elfi di Galadriel e degli arceri inglesi di Giovanna
d’Arco si spezzano come grissini sulle difese hi-tech del nemico. Bighe egizie e romane, cavalieri berberi, apaches e mongoli
cercano di sfondare l’avanguardia androide in una manovra di
accerchiamento, mentre un primo contingente di templari, huskarli e alabardieri spagnoli avanza sulla prateria rossa. I moschettieri di Dumas coprono l’avanzata della fanteria insieme a
tetri giannizzeri, truppe della seconda guerra mondiale e robot
usciti dai romanzi di Isaac Asimov. Due cortine di fiamme illuminano il tappeto, e già diversi omini si accasciano al suolo.
Sulla lunga distanza il gap è spaventoso; la polvere da sparo di
archibugieri e cosacchi non può nulla contro l’arroganza di missili, laser e plasma. Nel peggiore dei casi, anche attori e giornalisti hanno granate e pistole del XX secolo. Gli esseri dei libri che
possono contare su altrettanta potenza di fuoco, in buona parte
figli di pesanti volumi di fantascienza, si contano sulla punta
delle dita. È per questo che l’Alto Comando Letterario ora spinge l’intera armata addosso al nemico, nella speranza di un più
equo confronto all’arma bianca. Ma anche lì, samurai e ninja dei
cartoni animati lottano con una maestria che è difficile eguagliare. Alcuni, antropomorfi, imitano l’agilità del gatto o della rana,
risultando un osso troppo duro persino per i cimmeri di Conan,
che continuano a spiccare teste con asce bipenne, ringhiando.
Pian piano, con riluttanza, gli “antichi” indietreggiano. Quando
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