vo tra le fauci della bestia fu tale che gli spaccò la mascella, infine gli diede un calcio in pieno petto con la suola dello stivale.
Una nuvola di fumo uscì da una apertura della scarpa mentre
uno scoppio come uno sparo gettava il corpo della creatura gorgogliante nel corridoio contro il muro di fronte con un’incredibile forza. Ebbe il tempo di lanciarsi di lato al coperto nel momento stesso in cui la granata esplodeva, straziando ossa e carne.
Poi tutto tacque. Dopo qualche secondo, un rumore di pietra
che stride riempì le sue orecchie. Non riuscì nemmeno a rialzarsi che il pavimento crollò sotto i suoi piedi facendo collassare la
struttura più volte.
3. Spade e stregoneria
Il corpo gli doleva come se fosse percosso da un folle fabbro
dalla forza inumana. Appena le stelle del dolore al capo scomparirono dalla vistasi trovò quasi al buio, ad eccezione di un’unica
fonte di luceproveniente dal buco che vedeva nel soffitto, troppo
in alto per essere raggiunto. Intorno, il buio e l’umidità si fondevano in un unico elemento, incollandosi addosso alla sciacallo come una patina viscosa. Dal rumore dell’eco dell’acqua che
sciabordava capì di essere in un complesso di tunnel, forse una
linea sotterranea di trasporto del complesso. Appena il dolore lo
liberò dalla morsa più forte, si issò a sedere tra i calcinacci e notò
alcuni antichi cartelli affissi al muro. Erano scritti in una lingua
pre-umana di quella regione e Kraban aveva imparato a tradurla
nel suo errare nelle antiche tombe. Aprì una tasca da cintura e ne
estrasse un piccolo diario spiegazzato, dopo un paio di minuti
di consultazione capì che il cartello più grande indicava Reattore
energia- Torre Esterna. Molto bene, pensò, quindiera sulla strada giusta. Controllò il suo equipaggiamentoe imprecò quando
si accorse di aver perso la pistola. Slacciò la daga saggiandone
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