centrare la facciata esterna sfondando pietra e acciaio, facendolo
avanzare tra la polvere dei calcinacci. Correndo abbassò gli occhialoni e alzò le fasce a coprire naso e bocca, facendo fuoco di
risposta a caso con la pistola ad impulsi ogni volta che passava
accanto ad una apertura. Quando il corridoio era finalmente
quasi finito, da un elevatore a tubo posto all’estremità verso la
quale si dirigeva, quattro creature nere emersero dalla polvere,
una con imbraccio un fucile, le altre con spade di metallo e lance. Tra l’inferno di polvere, calcinacci e fuoco nemico, Kraban
rotolò sul fianco entrando in una stanza aperta e giocò la sua
carta. Mettendo la mano alla cintura ghignò al tocco della bomba a frammentazione che aveva trovato nel mausoleo di un antico guerriero dell’epoca pre-atomica. Inchiodato lì non aveva altra scelta se non usarla. Si diresse alla porta della stanza che dava
sul corridoio, da dove veniva il fuoco incrociato dall’ascensore e
dalle torri all’esterno. Staccò la sicura della bomba ma prima di
lanciarla tre creature gli saltarono addosso dalla polvere, erano i
maledetti armati di lance e spade. Kraban cadde all’indietro
mentre veniva caricato dalle bestie, sfondando un tavolo di materiale plastico. Il sudore freddo iniziò a colargli dalla fronte
mentre i secondi passavano e la bomba rimaneva nel suo pugno
senza sicura. Doveva agire rapidamente. Da terra sparò con la
pistola che stringeva nell’altra mano un colpo di energia che
sfondò la mascella del primo di quelle creature che gli balzavano
addosso. L’urlo che lanciò non veniva sentito dall’uomo comune da eoni. Mentre si alzava, un altro, con un colpo di spada, gli
ferì la mano facendogli cadere la pistola. Digrignando i denti
Kraban gli afferrò il collo con l’interno del braccio e ruotandogli
intorno lo spezzo come legna secca, poi, finito faccia a faccia con
l’ultimo, gli ficcò con lo slancio e la forza della rotazione la bomba tra la bocca spalancata. La forza con la quale spinse l’esplosi34