trasportavano una figura bianca sulle loro teste. Kraban imprecò
Pestilenza a bassa voce quando si accorse che la vittima era una
donna nuda le cui bianche carni contrastavano nettamente con
i peli scuri delle bestie che la sorreggevano. Questi non sembravano nulla di conosciuto, assomigliavano agli uomini come un
bel sogno può somigliare ad un orrendo incubo primordiale.
Urlando, una figura uscita da un edificio in ferro vicino alle creaturefece imprecare nuovamente lo sciacallo. Un Demone con
una frusta fatta di filo spinato ed uno strano fucile ringhiava ordini alle bestie, mentre queste con i loro piccoli occhi crudeli
sembravano agire più per paura che per sovranità. Aveva perso
troppo tempo e loro erano già arrivati. Cosa avevano in mente e
quella giovane donna a cosa gli serviva non riusciva a capirlo. Il
gruppo entrò in un tubo enorme di materiale trasparente, questo partiva in orizzontale affianco ad un palazzo di ferro per poi
curvare verso l’interno del complesso. Una piattaforma si alzò
come un’ ascensore,trasportando al suo interno i degenerati.
Kraban rimase colpito da quello sfoggio di tecnologia, dunque il
complesso funzionava ancora e quegli scintillii che aveva visto
scendendo dovevano essere i pannelli ad energia solare. Lo sciacallo che era in lui gioì, quella città era meglio di quello che si
aspettava. Senza perdere tempo scattò fuori dal nascondiglio,
ma esplorando la piazza non riuscì a trovare nulla che indicasse
i piani dei Demoni. Attese anche l’ascensore, senza risultato se
non perdere tempo prezioso. Seccato, Kraban si inoltrò nella città di ferro, avanzando lentamente staccando liane e arbusti con
la daga. Nel suo vagare visitò varie strutture, ormai scheletri di
un tempo e di un mondo ancestrale.Vide, tra animali e vegetazione, vasche vuote dove una volta venivano tenute creature in
animazione sospesa, giganteschi robot arrugginiti e computer
inumiditi, ma senza trovare nulla di utile.Dov’eratutta la tecno32