versò la sua schiena mentre pensava a quello che avrebbe trovato. Però la preoccupazione e la prudenza gli imponevano di
andare cauto. Erkhamash il Corrotto, signore dei Demoni delle
terre ad ovest di Cornorotto, avrebbe mandato i suoi uomini con
le informazioni sulla città. Infatti nonostante avesse cercato il
Demone lumaca fino al crepuscolo, non era riuscito a trovarlo. I
loro scopi gli erano sconosciuti tuttavia era sicuro che avrebbe
avuto a che fare ancora con loro, prima di uscire da quella immane tomba, e data la portata dell’evento aveva recato con se le
armi migliori che aveva recuperato negli anni. Assicurò le cinghie che mantenevano il tozzo fucile a energia che gli pendeva
dalla schiena e ghignò al pensiero di scatenare il suo arsenale
senza recriminare la spesa di risorse. Più scendeva e più si rendeva conto che il verde visto dall’alto tra le rovine degli immani
impianti erano alberi, come un’oasi nel deserto questo posto doveva aver conservato un suo ecosistema. Slacciò la daga dal fodero e iniziò a farsi strada tra la vegetazione che trovò a mano a
mano che si avvicinava al fondo della valle. Alberi bizzarri come
non aveva mai visto carichi di frutti e fiori, forse dimenticati da
ere, ostruivano la sua avanzata, mentre intricate liane doppie
come cavi d’acciaio ospitavano una colorita e rumorosa fauna
primordiale. Dopo quasi mezz’ora finalmente la foresta si aprì in
uno spiazzo gigantesco e Kraban rimase a bocca aperta. Ciclopiche strutture in metallo, incrostate dal verde che rivendicava il
suo dominio sulla terra, riempivano la sua visuale. Quali mani
immemori avessero costruito questo luogo e perché era la cosa
che faceva fremere la carne dello sciacallo. Un rumore improvviso svegliò Kraban dal suo fantasticare. Il suo istinto animale lo
fece rotolare dietro una vetturina adagiata ancora sui binari che
un tempo la trasportavano tra il complesso, ormai ricoperta di
vegetazione, liane e ruggine. Cinque strane creature alte e scure
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