re, nessuno riuscirebbe ad individuarlo nemmeno sapendo dove
sia. Erano stati degli ottimi maestri e lui, un Falco tra i Lupi, era
stato un superbo allievo. Alzò le bende scure a coprire naso e
bocca e abbassò gli occhialoni per proteggere gli occhi dalla polvere radioattiva. I lamenti del vecchio riempivano le pause che
il fischiare del vento faceva tra le rovine di quell’insediamento. I
sei Demoni avevano già finito di issare la rozza struttura metallica sul bordo del cavalcavia, con il vecchio legato lì ad aspettare
la morte di sete e fame, quando Kraban, scalati i resti di un furgone, si era portato sullo stesso loro livello. Il sole tramontava
dietro le rovine dell’avamposto un po’ più a nord,riempiendo la
scena di una luce rosso sangue. A circa dieci metri dal gruppetto, acquattatosotto lo scheletro di un camion, Kraban ascoltava.
I Demoni, parlando il loro storpio linguaggio e ringhiando contro il povero vecchio, chieserociò che al Falcocolpì come un pugno allo stomaco. La mappa per la città di Shadar. Per anni aveva
cercato inutilmente indizi sulla leggendaria stazione spaziale di
Shadar da dove, secondo i racconti di alcuni mercanti erranti intorno ai fuochi degli accampamenti,gli uomini antichi si librassero nel nero cielo come divinità per esplorare altri mondi. Quali ricchezze potesse contenere questo sito era solo immaginabile.
Fu pervaso da un fremito quando il vecchio sussurrò qualcosa
ad un demone. Questo, il più magro dei sei e con una pelle vischiosa simile a quella di una lumaca, ghignò impugnando la
sua rozza lancia allontanandosi di corsa. Non poteva attendere.
Balzò fuori dal nascondiglio saltando su un cumulo di vetture
facendo fuoco con la pistola a impulsi. Il più grosso dei Demoni, coperto da placche di metallo disposte alla rinfusa a creare
una grezza armatura, crollò a terra con il cranio disintegrato. Gli
altri quattro non stettero a guardare lanciandosi all’attacco con
le rozze armi snudate e le bocche schiumanti. Kraban saltò dal
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