Rivelazioni
di Edoardo Sassone
Era notte.
Sentivo sulla pelle il buio e la tempesta. Non avevo mai vissuto
niente di simile. Solo, quasi assente dalle mie spoglie. Sapevo,
non ricordavo, che la mia nave era affondata.
Spalancai gli occhi.
Sentii il dolore della sabbia che si era insinuata tra le palpebre.
Alzarmi fu uno sforzo in cui non credevo di riuscire.
Tra la lieve nebbiolina scorsi, lontana, una dimora nera, circondata da alberi.
Mi trascinai verso quella casa in maniera circospetta, affidando
al caso la mia salvezza dalle sabbie mobili che sentivo, invisibili,
attendere ogni mio passo.
Quella zona era dei grilli.
Ogni rumore e, su tutti, quello del vento che trascinava foglie
allo stesso modo dei miei passi, era accompagnato dalle loro frenetiche melodie.
Una volta davanti alla casa, notai che era priva di porta. Solo
dopo essere entrato mi accorsi che era costituita da tre muri .
Il quarto era mancante non so se perché crollato o perché un
folle architetto aveva voluto che fosse costituito dallo squarcio
di mare. Quel mare che si celava nel colore della notte, come una
macchia di inchiostro il cui calamaio si è perduto nella bellezza
delle stelle.
Tranne piccole luci provenienti da barche lontane che sembravano punti nello spazio, tutto era buio.
Un lampo lontano s’ infranse nell’ acqua, un istan te di luce possente che svelò il mondo nascosto. Fu solo allora che il cielo si
separò dal mare che rispecchiò in mille piccoli riflessi il fulmine, come quando la luce divina di ogni persona si infrange nella
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