El Pasa
tiempo
di V
aleriana Cretella
Il sole irruppe nella stanza con la stessa prepotenza di un
cazzotto in pieno volto, ma i suoi raggi tiepidi non erano
abbastanza persuasivi per Rachele che dormiva beata nel
tepore di un vecchio piumone.
Lucita balzò fuori dal letto come un grillo, era sempre
pimpante di primo mattino.
Affrontò con estrema nonchalance l’umidità fitta che
stagnava nella stanza, in realtà neppure si accorse del freddo,
la sua pelle ambrata sembrava poco ricettiva alle basse
temperature.
La ragazza si mise a trafficare con carte di giornali mentre
canticchiava una melodia a labbra chiuse; ad un breve
silenzio, seguì un tonfo: un macigno cadde d’improvviso
sullo stomaco di Rachele, che presa da un conato di vomito
fu costretta ad aprire gli occhi.
Sentì d’essere incazzata come una faina, ancor prima di
comprendere dove si trovasse e chi fosse, ma quando si trovò
ad un palmo dal naso, gli occhi enormi di Lucita, luccicanti
come quelli di un bambino, la faina incazzata si ridusse ad
un mugolio strozzato.
- Oggi è il giorno! - strillò amabilmente il grillo, ancora
placidamente adagiato sullo stomaco della moribonda, e così
facendo le infilò in bocca una manciata di frutti filamentosi.
Che bel risveglio quello di Rachele, che ancora confusa si
trovò a masticare qualcosa che sapeva di terra e stoppa.
- Cristo Luci, sono giorni che te lo chiedo, almeno potevi
aspettare che mi alzassi dal letto! -
28