quello che fate qui, sono arrivato ieri sera dalla Normandia, è
la prima volta che vengo a Parigi da quando è stata interrotta
la sorveglianza sanitaria.
- Beh, non è che prima potesse venirci liberamente, in effetti.
Molti, durante le fasi più crude dell’epidemia,hanno scelto di
isolarsi in mondi di fantasia. Noi glielo abbiamo permesso,
e forse abbiamo fatto la nostra parte per la salute mentale
della popolazione. O forse no. Siamo solo dei professionisti,
e di questi tempi non è poco.
- Possiamo cominciare, mi scusi? Sono molto impaziente.
La risposta fu un ulteriore bagliore d’acciaio nella mandibola
dell’uomo che aveva omesso di presentarsi, a volte le
ricostruzioni maxillo-facciali non riuscivano a comunicare
perfettamente la ricchezza delle espressioni garantite
naturalmente dai muscoli mimici del volto, bersaglio
preferito del virus che per cinque anni aveva tormentato la
capitale. Tuttavia, Maher capì che era un cenno d’assenso,
e si alzò quando vide il suo interlocutore fare altrettanto e
indirizzarlo verso una cabina metallica in fondo alla stanza,
dove gli consegnò una rilucente gemma verde. Il segnale
d’accesso all’esperienza, gli spiegò.
- Da adesso, lei non sarà più quello che era, quello che vivrà
sarà stato vissuto da tutti gli uomini e nessuno, e quando
finirà lei non ricorderà di averlo fatto. Ricorderà di essere
venuto qui, di aver parlato con me e di essere entrato
nell’Incubatrice, nient’altro.
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