avesse parlato di lei, ora… ora penso che questo non sia possibile perché nessuno, tranne tu e io, sapeva della bambola e che i
giocattoli erano finiti nel bauletto in soffitta. - Lo so, cara, lo so… lo so - ripeté Jonathan. E l’abbracciò. Intanto
tirò un’altra boccata dalla pipa.
- Che facciamo adesso? - chiese Dagmar.
- Ne parlerò con Padre Abe. È l’unico che possa aiutarci. Lui saprà
cosa fare. - Ma… Padre Abe? Davvero vuoi affidarti a quel matto? - Lui non è un matto ma è solo un uomo molto credente. - Davvero? E tutti i suoi riti e i suoi esorcismi ti sembrano tipici di
un uomo che ha tutte le rotelle a posto? - Non abbiamo altra scelta. Padre Abe è la nostra unica speranza.-
3.
La vita di Padre Abe non era di certo di quelle più movimentate.
Da diversi anni le sue giornate trascorrevano nello stesso modo:
sveglia, colazione frugale, bagno caldo o freddo a seconda della
stagione, preghiera, lettura di testi scritti in lingue antiche (Padre
Abe conosceva più di venti lingue, anche quelle parlate all’alba
dei tempi) e lezioni di religione agli allievi dell’ordine.
Ma questo accadeva negli ultimi tempi. L’epoca in cui Padre Abe
era un cavaliere (ed era giovane, giovane!) sembrava lontana più
di mille anni luce. E ormai quell’epoca e tutto ciò che le apparteneva si era sbiadita in un ricordo che il più delle volte lui credeva
44