ricoprendo la collina come un nero arazzo palpitante.
- I miei guerrieri non basteranno! - urlò Arminio girandosi
verso Dvorak che osservava la battaglia in silenzio. I romani,
circondati da migliaia di guerrieri germani, combattevano
come furie, i guerrieri di Arminio sebbene superassero di
oltre dieci volte il numero dei legionari non riuscivano a
trattenere il quadrato formato dalla seconda coorte.
- Ora basta! - urlò Arminio, - Fai attaccare i tuoi orchi! Adesso!uno sciamano guardò il principe germanico poi sollevò le
mani con cui sosteneva due pietre vermiglie ormai quasi
esaurite e Dvorak grugnì cercando di resistere, ma alla fine
cedette.
Il signore delle profondità allargò le braccia e sollevando lo
sguardo al cielo lanciò un urlo animalesco che gelò il sangue
nelle vene dei nobili germani che lo circondavano, un altro
ruggito si sollevò da migliaia di gole e la foresta tremò quando
un’ondata di mostri si riversò sulla collina.
Dvorak stesso sollevò una gigantesca ascia da battaglia e
si lanciò di corsa verso il muro di scudi romano che aveva
appena sbaragliato la resistenza dei guerrieri di Arminio.
Oltre la metà dei legionari era caduta e i pochi rimasti
cercavano di attestarsi formando un quadrato ormai
circondati da ogni lato. Il signore delle profondità caricò con
la sua guardia personale, formata da oltre cinquanta orchi
colossali coperti da pesanti armature nere, l’ormai stremato
schieramento romano. Il muro di scudi si sfaldò e la mischia
si disgregò in decine di combattimenti isolati, i romani ormai
condannati cercavano di difendersi combattendo schiena
contro schiena con i pochi compagni ancora in piedi.
60