assumevano una tonalità traslucida dalle striature rossastre.
Bboar, pur ottenebrato dall’impeto dello scontro, comprese
che quel color ruggine non era altro che il sangue che gli esseri
succhiavano loro. Sangue che era attributo degli uomini e
non certo di un Dio.
Quell’intuizione lo fece adirare ancor più.
Come poteva essere involuto sino a quel punto?
I demoni arrivavano in massa, attratti da una forza
irresistibile. Instupiditi dalle loro brame si tuffavano incontro
all’annientamento pur di carpire anche una sola stilla di
sangue.
Era tutto inutile.
Bboar e il compagno avevano compreso come coordinare
attacchi e difese ed erano divenuti invincibili. Le loro ferite si
rimarginavano non appena aperte e le forze, invece di venire
loro meno, aumentavano per ogni demone abbattuto.
Lo scontro perdurò per lustri.
Il Nuovo Dio quasi non si accorse quando l’assedio infine si
concluse.
La calma mortifera di quel luogo tornò l’unica padrona del
campo di battaglia.
Si voltò verso la creatura luminosa con curiosità, ma prima
che potesse interrogarla fu questa a parlare.
- Il tuo intervento ha giovato più a te che a me, non attenderti
quindi dei ringraziamenti. Un Dio non ringrazia, né chiede
mai. La voce era cristallina e stonava in quell’ambiente come un
sole in un pozzo.
Bboar era sconcertato. L’essere sosteneva di essere un Dio,
eppure le sue fattezze erano misere e il potere che emanava
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