due protuberanze sopra la pancia che egli non aveva. E più in basso mancava un’ altra protuberanza, estremamente fondamentale per il suo sollazzo nei giorni in cui non vagava come un idiota per la Landa Infinita. Distolse lo sguardo da ciò che aveva in mano e mise a fuoco il terreno. Incredibilmente pieno di frutti. Vide che giacevano per terra altre immagini di questo strambo essere vivente. E anche uno strano piano rettangolare tutto bianco come le nuvole che osservava, estremamente sottile e lindo. Si accucciò per raccoglierlo, illuminato dal suo candore, quando perse la presa sull’ oggetto che aveva raccolto in precedenza, che riportava nell’ angolo in alto a sinistra la ferita del morso subito. Con un altro atto d’ istinto, avido del suo primo ritrovamento, il braccio di Zakraius scattò nell’ aria e raccolse al volo l’ oggetto. Nel farlo però lo ferì nuovamente. E a quanto pare in maniera grave. In pratica lo stava scuoiando, rivelandone le interiora appiccicose. Fulminato da un’ idea, e quindi infilzato dai numerosi aghi nel cervello, Zakraius scuoiò del tutto la sua preda e ne pose le interiora sopra il piano bianco e limpido. L’ immagine di quell’ essere strambo si unì al piano, formando un unico oggetto. Zakraius rimase a bocca aperta per diversi minuti. Minuti passati continuando a camminare, perché il mettere un piede davanti all’ altro era ormai un gesto inconsapevole. Le fitte alle gambe erano ormai la normalità per il suo essere. Appena richiuse la sua caverna vide un’ altra immagine per terra, sempre di un essere strambo, simile al primo ma differente in piccoli aspetti. Anche questo si fece scuoiare senza problemi, e come un ragazzino che ha appena scoperto una nuova droga, unì anche quest’ immagine al foglio. Fece lo stesso con altre quattro immagini, sempre trovate vagando a caso inconsapevole.
Il piano era ormai in gran parte ricoperto dagli esseri strambi e non era più lindo come … no, non ricordava più com’ era prima di imporgli la presenza delle sue prede. Il terrore si impossessò del suo corpo. Aveva trovato un’ altra immagine per terra. Un’ altra preda da scuoiare facilmente. Ma non aveva alcuna idea di dove poterla unire col foglio. Non c’ era spazio e non voleva unirla ad un’ altra preda, era la sua creazione e voleva godersela così com’ era senza doverla modificare per forza. Ma non poteva rinunciare a quell’ atto d’ unione che gli creava un così grande piacere. Gli occhi saettavano sul piano alla ricerca di un punto bianco abbastanza grande da ospitare il suo nuovo trofeo ma niente, non era possibile senza insozzare le altre prede. Fu allora che una potentissima folata di vento inizio a scompigliargli i capelli, una corrente apparentemente infinita lo colpì sul volto e su tutto il resto del corpo e piegò il piano che teneva in mano, regalando a Zakraius la soluzione ai suoi problemi. Il piano aveva due facciate, e aveva quindi un’ enormità di altro spazio in cui poter installare il suo trofeo. L’ aria continuava imperterrita a scalfire la superficie del corpo magro di Zakraius, mentre quest’ ultimo compiva ancora una volta un atto di creazione, unendo l’ immagine al piano. Anzi, sarebbe meglio dire che il corpo magro di Zakraius scalfiva l’ aria imperterrito mentre compiva ancora una volta un atto di creazione, unendo l’ immagine al piano. Insomma, Zakraius aveva ragione. Non esisteva solo quella landa infinita nella Landa Infinita. Esisteva anche tutto un altro mondo. E questo mondo si trovava molto più in basso rispetto alla Landa Infinita, e Zakraius, con un sorriso ebete stampato in faccia, lo stava raggiungendo a folle velocità.
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