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caso in cui si ritrovi davanti alla porta secondo il metodo dell’Arancia Meccanica, come venne soprannominata la nazionale olandese dell’epoca. Idea simile a quella dei blaugrana, per altro allenati da Cruijff e squadra dove lo stesso “Pelè bianco” ha militato, esportando la sua filosofia. Per il Barca il difensore deve avere piedi buoni perché è il primo ad avviare l’azione e deve essere in grado di dialogare con il resto dei giocatori. I terzini sono più delle ali aggiunte che dei difensori e gli attaccanti devono muoversi in continuazione per costruire gli spazi nei quali possono inserirsi i centrocampisti. È un gioco bello da vedere e stupendo da praticare perché a tutti i giocatori piace attaccare più che difendere.
Dopo questo excursus storico torniamo ai limiti della Roma di Luis Enrique. Oltre ai terzini è mancata la dinamicità dei giocatori
nella maggior parte delle partite. Gli attaccanti erano quasi sempre bloccati facilmente dagli avversari, nelle partite in cui riuscivano a creare gli spazi i centrocampisti non erano in grado di sfruttarli. De Rossi era più impegnato a difendere che attaccare, Gago non ha nelle capacità di inserimento il suo punto forte e l’unico che ogni tanto lo faceva era Pjanic. La storia degli inserimenti è leggermente migliorata con l’arrivo di Marquinho che ha dimostrato di essere più bravo degli altri ad attaccare gli spazi.
Un altro tasto dolente della Roma spagnola è stata la forma fisica. “Se le partite fossero finite nei primi tempi i giallorossi avrebbero avuto un’altra classifica” era una delle frasi più ripetute