S e dovesse verificarsi lo stallo dei fondi europei le conseguenze per l ’ economia del nostro Paese sarebbero pesanti . Tutte le proiezioni sulle quali si basa l ’ e- quilibrio futuro dei conti pubblici presuppongono l ’ acquisizione integrale dei fondi ( 191,5 miliardi ) e la realizzazione dei progetti entro i tempi fissati dal Piano , in modo da potere conseguire i positivi effetti sulla dinamica del PIL . Cosa succederebbe in caso contrario ? È presto detto : il PIL non crescerebbe , e molto probabilmente potrebbe contrarsi a causa del rallentamento già in corso dell ’ economia mondiale ; le entrate fiscali diminuirebbero , facendo mancare lo spazio finanziario per spesare le varie e costose riforme già messe in cantiere ( riduzione delle imposte , riforma delle pensioni , assunzioni per centinaia di migliaia nelle pubbliche amministrazioni eccetera ); il rapporto PIL / debito pubblico tornerebbe a peggiorare , da un lato aumentando il costo del debito , dall ’ altro rendendo difficile o impossibile rispettare i parametri europei anche se questi potranno , ma non è detto , visto l ’ irrigidimento tedesco sul nuovo Patto di stabilità essere resi più flessibili . Nel frattempo , il debito pubblico ha battuto un nuovo record superando i 2.811 miliardi , ben oltre il 140 % del PIL . Il rischio per l ’ economia italiana è quello di vedere svanire la crescita prevista da qui al 2026 al tasso medio annuo dell ’ 1,2 % ( già di per sé non esaltante ) per ritrovarci con un modesto 0,4 %, cioè quello medio registrato durante i venti anni di stagnazione fino al 2019 . Si calcola che le speranze di crescita dipendano dal PNRR per almeno due terzi . Questo si legge nel Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica presentato recentemente dalla Corte dei conti ( protagonista di un duro braccio di ferro col Governo proprio sui poteri di controllo sull ’ esecuzione dei progetti previsti dal Piano ). Secondo il rapporto , l ’ Italia si trova oggi in uno stato di salute decisamente migliore rispetto alle attese di molti previsori grazie a un ’ economia che ha dimostrato ottime capacità di resistenza ai ripetuti shock e che offre una solida base per la ripartenza nonostante le difficoltà del quadro internazionale e della persistente inflazione . Per la prima volta da decenni il confronto internazionale vede l ’ Italia nella parte alta della classifica . A fine 2022 il PIL supera dell ’ 1 % il livello del 2019 ( come la Francia e meglio di Germania e Spagna ) e nei primi tre mesi di quest ’ anno “ evidenzia un maggiore dinamismo rispetto alla media dell ’ area dell ’ euro ” (+ 0,5 % come la Spagna , meglio di Francia ed Eurozona e molto meglio della Germania in recessione ). Ma questo stato di grazia potrebbe durare poco se gli investimenti previsti dal Piano non verranno realizzati . E che il Piano non avanzi come previsto non è più un timore , è un fatto . Quest ’ anno le risorse programmate da utilizzare ammontano a 33 mi-