A sorpresa ? Non veramente perché il Presidente della FED , Jerome Powell , da settimane o anche mesi era sotto assedio da parte di un vasto mondo di personaggi , grandi istituzioni finanziarie , media , influenti lobbies in rappresentanza di interessi variegati , tutti compattamente schierati a pretendere qualcosa di più di quel 0,25 % che gli analisti più prudenti consideravano adeguato alla luce della situazione dell ’ economia reale e dei perduranti rischi di inflazione . Il mondo della finanza ha stappato champagne . In realtà , già alcune settimane prima Powell aveva lasciato intendere che siccome l ’ inflazione stava scendendo e la temuta recessione non si manifestava - al massimo del pessimismo ci sarà un “ soft landing ” - la sforbiciata ai tassi era nell ’ ordine del possibile e soprattutto del desiderabile . Quanto abbia influito su questa mossa insolitamente “ coraggiosa ” per la tradizionale prudenza dei banchieri centrali la contingenza delle imminenti elezioni presidenziali è materia di illazioni da parte dei soliti commentatori ipercritici . Ovviamente , Powell respinge recisamente ogni sia pur velato sospetto .
LE CONSEGUENZE A BREVE E MEDIO TERMINE Dato il ruolo guida che l ’ economia USA esercita per tutto il mondo , e quindi anche per il nostro Paese , è importante comprendere quali potranno essere le conseguenze a breve e a medio termine di questa decisione non solo per l ’ economia di oltreoceano ma pure per la nostra . Un indicatore importante sono le previsioni espresse dai singoli componenti del board della FED ( in gergo i cosiddetti “ dots ”). Questi adesso puntano a un ’ ulteriore riduzione entro l ’ anno di altri 50 punti , portando il tasso al 4,25-4,50 %; per il 2025 un taglio di un altro punto scendendo al 3,25-3,5 % per arrivare nel 2026 al 2,75 % -3% ( taglio di altri 75 punti base ). Stop alla discesa a questo punto , almeno per tutto il 2027 . Ma occorre dire che queste previsioni sono quanto mai incerte . Se l ’ evoluzione economica o l ’ inflazione dovessero fare cambiare lo scenario , la FED sarebbe pronta a invertire velocemente la rotta . Lo conferma Powell quando sottolinea che le future decisioni saranno “ guidate dai dati macroeconomici ”. Dati che dunque occorre tenere d ’ occhio con molta attenzione . A oggi i dati delle previsioni americane appaiono abbastanza confortanti . Le proiezioni macroeconomiche di settembre indicano una crescita del 2,1 % quest ’ anno e del 2 % nei tre anni successivi . L ’ inflazione è stata invece rivista al ribasso : 2,3 % quest ’ anno ( dal 2,6 %), 2,1 % il prossimo ( dal 2,3 %) e 2 % nel biennio 2026-27 . Un altro indicatore importante , quello sulla disoccupazione , dovrebbe confermare nel 2025 il 4,4 % di quest ’ anno , scendere al 4,3 % nel 2026 e al 4,2 % nel 2027 . “ L ’ economia USA è in buona forma ”, ha affermato Powell , e il mercato del lavoro è solido . Di fronte a tanto ottimismo non si può che incrociare le dita
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