Rivista Cultura Oltre- Maggio 2018 - 5° numero rivista-cultura-oltre MAGGIO 2018 | Página 6

“Che cos’è la storia” di Antonio Gramsci Dal carcere, dove la dittatura fascista l’aveva relegato, Antonio Gramsci scrive queste parole semplici eppure incisive al figlio Delio, in cui si può vedere rappresentata la sua nobile concezione umanistica della storia. Il filosofo ha avuto la capacità di trasmettere, attraverso le sue affettuose raccomandazioni paterne, un messaggio di altissimo valore umano, demistificando la secolare concezione letteraria e accademica della storia, per metterne in luce la sostanza pratica e sociale. Una connotazione critica della storia, che non è un repertorio di nomi e date, astratti dalla vera umanità delle migliaia di persone coinvolte nei piccoli e grandi problemi del progresso sociale e civile; ma è soprattutto l’agire collettivo degli uomini che avrà un senso anche per noi se saremo in grado di rivivere la problematica collettiva degli individui di ogni età. È la Lettera XXXVI (Studia la storia), tratta dal libro “Lettere ai figli” e contiene le lettere che Gramsci scrisse ai figli, Delio e Giuliano, nell’arco temporale che va dal 1929 al 1937, sia dal penitenziario di Turi (Bari) dove fu recluso dal 1928 al 1933, sia dai vari luoghi di cura in cui si trovava, prima in stato di detenzione e successivamente in libertà condizionata (1934-1937). Delio è il primogenito di Antonio Gramsci, nato nel 1924. Julik/Giuliano è il secondogenito di Antonio Gramsci, nato nel 1926. Carissimo Delio, mi sento un po’ stanco e non posso scriverti molto. Tu scrivimi sempre e di tutto ciò che ti interessa nella scuola. Io penso che la storia ti piace, come piaceva a me quando avevo la tua età, perché riguarda gli uomini viventi e tutto ciò che riguarda gli uomini, quanti più uomini è possibile, tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono fra loro in società e lavorano e lottano e migliorano se stessi, non può non piacerti più di ogni altra cosa. Ma è così? Ti abbraccio. Antonio 6