Rivista Cultura Oltre- Maggio 2018 - 5° numero rivista-cultura-oltre MAGGIO 2018 | Page 15
“Lettera a mia madre” di Maria Rosaria Teni
La demenza instillava progressivamente i suoi tarli nel tuo ormai debole cervello, risucchiato
fatalmente in una spirale di smemorati attimi di vita. Mi guardavi, ma l’immagine del mio volto
riflessa in te, ritornava rimbalzando sullo schermo piatto della tua mente priva di emozioni. Il tuo
sguardo impermeabile era un segno evidente che dimostrava che in realtà tu non sapevi chi fossi io,
tua figlia, la creatura nata da te, amata da te con viscerale trasporto, accudita e protetta da te, mamma
perfetta e amorevole. Tutto questo eri tu, mamma, quando l’avvoltoio della malattia ha carpito la tua
essenza, ha rapito i tuoi sentimenti per disperderli in un vento di immateriale sostanza. Solo le tue
mani riuscivano ancora a parlare di te, di come eri stata; morbide mani profumate di mamma, odorose
di carezze tenere, ricche d’amore puro. Mani che, ancora composte armoniosamente, si muovevano
tuttavia a fatica, non assecondando più un’esigenza ma impulsi involontari e inconsapevoli. Le mani
alacri ed operose della mia infanzia, che ora stringevo nell’estremo saluto e che restavano inerti,
fredde di gelida impronta.
Oggi è la Festa della Mamma! Fluiscono auguri da ogni parte: social, biglietti, messaggi, slogan, fiori,
tanti… Ad ogni frase letta, ad ogni augurio espresso, nel mio animo risuona un’eco di nostalgia che
si riacutizza e non riesce a trovare pace e rifugio nell’oasi del silenzio. Da quando non ci sei, solo la
forza di essere madre a mia volta mi sostiene nell’affrontare la tua assenza e nei passi di mia figlia,
io ritrovo i miei passi vissuti con te. Allora arriva il momento in cui mi fermo, rifletto e penso che un
modo per sentirti ancora parte di me è scrivere, tirare fuori tutte le parole che non ti ho detto, per
mancanza di tempo, per inutile pudore, per inconsapevole superficialità, perché c’è troppa frenesia
nel quotidiano per parlare di sentimenti, perché si dà per scontato che la mamma c’è e ci sarà
sempre… No, non è così! Niente ci sarà sempre. La caducità è insita nella vita fugace e illusoria e
niente rimane immutato e immutabile. Restano soltanto le parole, quelle impresse su una pagina,
scritte per fissare i momenti che divengono immortali attraverso termini che traducono ricordi e
decodificano, comunicandole, le emozioni. E allora, vincendo una personale ritrosia, su questa pagina
che ti dedico, mamma, in questa lettera ideale che ti dono e che spero irrazionalmente ti raggiunga,
dischiudo uno squarcio nel mio smisurato sconforto e allora sì, ti ritrovo e capisco realmente che tu
ci sei, sempre, e soprattutto che ci sarai per sempre.
Maria Rosaria
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