Rivista Cultura Oltre- Giugno 2018 - 6° numero rivista-cultura-oltre GIUGNO 2018 - 6^ numero | Page 17
“La condizione umana” di Blaise Pascal
L’orgogliosa sicurezza dell’uomo rinascimentale, padrone e signore di un universo che
ruota attorno alla sua volontò creatrice, entra in crisi nel Seicento soprattutto per le
nuove scoperte scientifiche che allargano immensamente le prospettive anguste del
placido naturalismo cinquecentesco. Il rovesciamento di mentalità si avverte
chiaramente nei Pensieri di Pascal, percorsi da una sottile e angosciosa inquietudine
interiore, che non trova appagamento in una facile religiositò formalistica, ma anzi
spinge ad un approfondimento rigoristico del cristianesimo. In questo approfondimento,
che si inserisce in questo spazio nella categoria della Letteratura, prevale una riflessione
profondissima che è alla base delle moderne concezioni esistenzialistiche. Dinanzi alla
precarietà della condizione umana, dinanzi all’infinito spazio -temporale scaturisce il
confronto con la spiritualità romantica di Leopardi nell’Infinito o all’angoscia
pascoliana dell’uomo pendulo nella Vertigine.
Quando considero la breve durata della mia vita, assorbita dall’eternità che la precede e
da quella che la segue («memoria hospitis unius diei praetereuntis»), il piccolo spazio
che occupo e che vedo, inabissato nell’infinita immensità di spazi che ignoro e che mi
ignorano, mi spavento e mi stupisco di vedermi qui piuttosto che là, perché non c’è motivo
che sia qui piuttosto che là, ora piuttosto che un tempo. Chi mi ci ha messo? Per ordine e
volontà di chi questo luogo e questo tempo sono stati destinati a me?
Il silenzio eterno di questi spazi infiniti mi sgomenta.
È una cosa orribile il sentir scorrere via tutto ciò che fa parte di noi.
L’uomo non è che un giunco, il più debole nella natura; ma un giunco che pensa. Non
occorre che l’universo intero si armi per annientarlo; un vapore, una goccia d’acqua
bastano a ucciderlo. Ma, quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur
sempre piú nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire, e conosce la superiorità che
l’universo ha su di lui; mentre l’universo non ne sa nulla. Tutta la nostra dignità consiste
, dunque, nel pensiero. In esso dobbiamo cercare la ragione di elevarci, e non nello spazio
e nella durata, che non sapremmo riempire. Diamo opera dunque pensare rettamente: ecco
il principio della morale.
L’uomo non è né un angelo né una bestia e disgrazia vuole che chi vorrebbe far l’angelo
fa la bestia.
Blaise Pascal
dai Pensieri, tr. di V.B.Alfieri, ed. Rizzoli
17