Rivista Cultura Oltre - 8° numero - Agosto 2019 Rivista Cultura Oltre - 8° numero - Agosto 2019 | Page 10

“IL GRECO GIANNOPOULOS E L’ITALIANO MICHELSTAEDTER. IN GRECIA –GIANNOPOULOA- E IN ITALIA – MICHELSTAEDTER – HANNO LASCIATO UN’IMPRONTA INDELEBILE NEL CUORE” DI A POSTOLOS A POSTOLOU “Non era ancor di là Nesso arrivato, quando noi ci mettemmo per un bosco che da nessun sentiero era segnato. Non fronda verde, ma di color fosco; non rami schietti, ma nodosi e ‘nvolti; non pomi v’eran, ma stecchi con tosco:” (Dante Alighieri, In- ferno, XIII, 1-6 ). Dante e Virgilio, guidati dal centuaro Nesso, giungono attraverso il fiume infernale Flegetonte (un fiume di sangue che simboleggia la violenza e il dolore) in una grande foresta, che è la selva dei suicidi; Se “La morte è un modo di essere che l’essere assume quando c’è”, secondo M. Heidegger,(1969), per André Mal- raux, (La condizione umana, 1933) “mo- rire è passività, ma uccidersi è atto”. Il suicidio è un morbo che non conosce nazionalità. Molti scrittori, oltre al fatto che si sono suicidati o hanno tentato di farlo, hanno un mistero nella propria vita. E sicuramente non lo fanno perché improvvisamente la morte comincia a sembrare attraente. È sicuro che non ci siano domande davanti a un suicida. “Non esistono suicidi timidi – scriveva Pavese – perché il suicidio, non la morte in sé, ha il coraggio di una rappre- sentazione in cui la tragedia e l’ironia si incontrano”. (Tre dei quattro fratelli di Ludwig Wittgenstein si sono uccisi, e Wittgenstein stesso ha spesso contem- plato l’idea). Albert Camus suggerì che l’unica seria questione filosofica fosse se ci si debba o meno uccidere. Il suicidio, scrisse, «è semplicemente confessare che (la vita) “non vale la pena”. Nel 1910 molti hanno parlato, e parlano ancora, di 9