Rivista Cultura Oltre - 7° numero - Luglio 2019 Rivista Cultura Oltre - 7° numero - Luglio 2019 | 页面 3
“NELLA METROPOLITANA: RIFLESSIONI” MARIA ROSARIA TENI
La metropolitana, quella sera di luglio di
un paio di anni fa, era affollata come sem-
pre. Sfrecciava nelle viscere della città
immensa, ingoiando chilometri e storie.
Parigi che sfavilla di mille luci, in questi
lunghi corridoi sventrati è un’anonima
città che potrebbe trovarsi in qualunque altra parte del mondo. Grigi
i contorni, maniglie unte di sudore, sedili occupati da fantasmi di uo-
mini presenti col corpo, ma assenti con la mente. Era appena salita
una banda di musicisti di strada. Appariva quasi stonata quella para-
dossale pennellata di vita! La fisarmonica ha intonato le note di un
vecchio valzer che vagamente ha risvegliato, per un momento, l’atten-
zione di alcuni passeggeri. Faceva seguito una melodia della più bril-
lante tradizione francese e alcuni nostalgici, improvvisamente, come
risvegliati da un torpore usuale, hanno accennato un sorriso tra
sguardi stanchi. Per un breve istante, trascinata dalla malia del brano,
ho immaginato di danzare nei boulevard, leggiadramente, assecon-
dando il fiorire di antiche movenze, tra nuvole sospinte dalla brezza
e foglie di platani verdeggianti! Risvegliata all’improvviso, mi sono
guardata attorno… Accanto a me, nel frattempo, si era seduta una
donna non più giovane. La pelle scura, lo sguardo nel vuoto, gli occhi,
profondi e vellutati, tralucenti di immagini non visibili che col cuore;
senza espressione i suoi occhi, né sorriso sul volto che celava pensieri
taciuti. Ho pensato alla sua storia, che nessuno mai udrà e che proba-
bilmente non interessa ad alcuno, al suo animo vibrante di emozioni
e palpiti, lacerato ma in quel momento così assente da sembrare ap-
parentemente indifferente anche ai suoi pensieri. Come altri sul va-
gone, quella donna, probabilmente di origini africane, percorreva un
viaggio, metafora di una vita vissuta attraverso paesi, strade, ricordi
senza mai voltarsi indietro, per non essere costretta a ricordare visioni
dolorose, accecanti, difficili da cancellare e rimandare in un iperura-
nio immaginario, dove anche le brutture assumono un’astrazione me-
tafisica e si alleggeriscono di materialità meschina e fangosa. Non
avrei mai immaginato di poter provare, in quel percorso in metro,
tante e diverse sensazioni, ma tutto ciò che ho potuto pensare in quei
chilometri sfrecciati nel cuore di Parigi mi ha portato a convincermi
che in fondo ognuno ha una storia, una vicenda umana che trascorre
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