Rivista Cultura Oltre 7^ e 8^ numero - LUGLIO - AGOSTO 2018 rivista-cultura-oltre LUGLIO AGOSTO 2018 | Page 18
“Quando la «cura» diventa un’etica del
presente e del futuro”
di Apostolos Apostolou
(σκηνὴ πᾶς ὁ βίος καὶ παίγνιον· ἢ μάθε παίζειν τὴν σπουδὴν
μεταθείς, ἢ φέρε τὰς ὀδύνας.)
«Ogni vita è una messa in scena ed un gioco. O impari a
giocare abbandonando la sapienza, o sopportane le pene».
Martin Heidegger
Uno dei più rilevanti paradigmi teorici del pensiero filosofico
era l’etica della “Cura”. L’enunciato, la struttura d’essere
dell’esserci è “Cura”, è una fenomenologia, con prescientifica
auto interpretazione. L’interpretazione dell’esse rci sul
fenomeno della “Cura” non discende da un determinato punto
di vista filosofico, ma si propone semplicemente all’analisi
delle cose. Niente è appioppato all’esserci. Alle cose, ma tutto
è da esse creato. L’esserci stesso è essente auto-interpretantesi ed esprimentesi. A
Sant’Agostino, ai fondamenti ontologici della sua antropologia risale l’ispirazione del
concetto della “Cura”, che a partire dal 1918, e ha svolto un ruolo determinante nell’
indagine fenomenologica di Heidegger. L’auto interpretazione dell’esserci che si
considera come “Cura” viene ravvisata un’antica favola di Igino. (Gaio Giulio Igino
(latino: Gaius Iulius Iginus; Spagna, 64 a.C. circa – 17 d.C. circa) è stato uno scrittore
e bibliotecario dell’Impero romano. «La «Cura», mentre stava attraversando un fiume,
scorse del fango cretoso; pensierosa, ne raccolse un po’ e incominciò a dargli forma.
Mentre è intenta a stabilire che cosa abbia fatto, interviene Giove. La «Cura» lo prega
di infondere lo spirito a ciò che essa aveva fatto. Giove acconsente volentieri. Ma
quando la «Cura» pretese imporre il suo nome a ciò che aveva fatto, Giove glielo proibì
e volle che fosse imposto il proprio. Mentre la «Cura» e Giove disputavano sul nome,
intervenne anche la Terra, reclamando che a ciò che era stato fatto fosse imposto il
proprio nome, perché aveva dato ad esso una parte del proprio corpo. I disputanti
elessero Saturno a giudice. Il quale comunicò ai contendenti la seguente giusta
decisione: «Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte riceverai lo
spirito; tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai il corpo. Ma poiché fu la Cura che per
prima diede forma a questo essere, fin che esso vive lo possiede la Cura. Per quanto
concerne la controversia sul nome, si chiami homo poiché è fatto di humus (Terra).»
[1]
Il comprendere significa avere o essere la possibilità di qualcosa. Ma risulta per la
“Cura” che l’esserci stesso sia possibilità. Il fenomeno della scoperta “si mostra
primariamente nella “Cura”, che non essa è caratterizzata. Se comprendere è un modo
di essere a qualcosa, al mondo, determinato di esecuzione – l’interpretazione – è
determinazione dal modo d’ essere dell’essere. Ossia qui della “Cura”. Ogni
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