Rivista Cultura Oltre - 6° numero - Giugno 2019 Rivista Cultura Oltre - 6° numero -Giugno 2019 | Page 12

torpore dei sogni e mi sono risvegliato scoprendomi solo in una stanza vuota poiché tu te ne eri già andato via verso un ‘ altra fantastica av- ventura. Quanto è brutto il risveglio da un bel sogno vero? L’hai spe- rimentato anche tu quando i tuoi genitori si sono lasciati e hai dovuto sopportare le urla ininterrotte, i sussurri, i sibili della gente incapace di comprendere, vogliosa di errare ma bastava un clic e io mi chiudevo per riaprirmi come una vela quando il mare fosse stato calmo per rac- cogliere quel refolo di vento che ti avrebbe permesso di progredire. Avanti. Perché solo i vecchi e quelli che dell’Avanti hanno paura, ten- tano di imprigionarsi in un angolo di memoria. Seguirono le trafile con gli avvocati: quello di Papà era un signore cicciotto dagli impo- nenti baffi che tentò di convincerti a caramelle a sostenere la causa, mentre quello di Mamma non l’ho mai visto ma me lo immagino molto antipatico perché la costrinse a farti, a te bimbo di undici anni, la fatidica domanda: “Vuoi stare con me o con tuo padre?” E tu rispon- desti: “Voglio il mio portone!” Povera psicologa, chissà cosa avrà pen- sato o quali libri avrà consultato per capire il tuo problema! Che poi, cara la mia Esperta, credo che si possa chiamare semplicemente biso- gno di normalità e sicurezza. Hai superato anche quella situazione con coraggio, hai raggiunto i diciotto anni, hai vomitato la notte sulla sbronza della sera passata, hai tossito e sputato la tua prima sigaretta, hai trovato “l’amore della tua vita”. Sai. Non credo nel vero amore, troppe volte ti ho visto piangere ma credo nella gioia, non in quella di carta che vola via e non torna più indietro ma quella che come una pietra troppo pesante scende dalla superficie della tua bocca fino a depositarsi nel punto più buio del tuo cuore per accenderlo ed illumi- narlo con luce fioca ma costante. Quindi, ancora oggi che la barba ti appesantisce il viso e ancora non hai trovato pace, ti consiglierei di continuare nella tua ricerca se essa ti dà ancora felicità se no puoi ri- nunciare perché, ricorda, il migliore scalatore non si riconosce perché è riuscito ad arrivare più in alto ma perché quando si volta e vede il paesaggio che gli sta sotto sente bisogno di fermarsi a mirarlo al di là dei confini del tempo. Ne è passato tanto di tempo e io sono ancora qui. La casa è diroccata perché tua madre si è trasferita lontano, tuo padre ha invitato al ballo i tuoi antenato e tu te ne sei andato. Via. Sa- pevo che sarebbe successo ma non ero pronto a sopportare la solitu- dine e l’inutilità che ora possiedo dalla tua partenza. In fondo ero solo una pietra che, lanciata da te, si era illusa di saper volare per poi rica- dere a terra. Ma non dimenticata. L’altro ieri sei tornato, imbiancato ma ancora vivo nel profondo, per attraversare la schiera di detriti e venirmi a trovare. Mi hai toccato ed ancora una volta ti sei sentito al 11