Rivista Cultura Oltre 3° numero - MARZO 2018 rivista-cultura-oltre 3° numero -MARZO 2018 - | Page 27
Ma, basta con António Ferreira. Passiamo ad altro, cioè
alla seconda parte del libro. Tutti sanno che i miti non
conoscono confini e che viaggiano liberamente; si
espandono nella Storia, insieme con la lingua, tramite i
contatti tra i popoli, e con il lavoro di traduzione dei testi.
Ora, passando per la Francia, il viaggio della vicenda
mitica di Dom Pedro e Donna Inês fu intercettato in Italia
nel Settecento; fu fatto rivivere in creazioni poetiche in
quel secolo e nel successivo su vari livelli, sia come echi
(molto citata l’eco nella Silvia di Leopardi, come ha fatto
notare per prima la Russo nel suo studio, Un só dorido
coração, p. 15), sia come creazioni teatrali in versi e in prosa, per approdare, infine, alla produzione
di musica lirica.
Per questo aspetto, nel suo lavoro, Statello riprende e ripresenta anche propri studi già pubblicati.
Questa parte è dedicata agli italiani, ma non è stato tralasciato il francese che fece iniziare il viaggio
di Donna Inês fuori dai confini iberici, cioè Antoine Houdar de la Motte che nel 1723 mise in scena
una sua Inés de Castro. Il resto del libro è dedicato a tutti quegli uomini di teatro e poeti che hanno
lavorato sul tema de Castro. Ѐ una lunga lista dal Seicento all’Ottocento. Viene esaminata
l’articolazione della vicenda Inês-Pedro in vari autori cogliendo le modifiche cui essa andava incontro
a seconda degli orientamenti estetici del tempo in cui gli autori operavano e delle loro qualità
letterarie. Si tratta di una lettura critica attenta non solo alle varietà tematiche ma anche alla fattura
delle opere, cioè alle loro caratteristiche strutturali e formali: sono colti, perciò, motivi arcadici,
illuministici, preromantici, tardogotici, romantici e tardoromantici. Mano a mano che vengono
composte, le opere si arricchiscono di echi e di frammenti tematici presenti in opere precedenti e
perfino di citazioni di versi appartenenti alla tradizione poetica italiana. Insomma, questo di Statello
è un lungo e paziente lavoro di ricerca, credo, a volte ingrato.
Ma c’è in questo libro una terza parte, non meno interessante delle due precedenti: Statello riproduce
il lavoro di una studiosa, Paola Ciarlantini, la quale cataloga i molti lavori musicali rappresentati o
meno che, con vario titolo, risultano ispirati alla mitica storia portoghese, e si occupa, soprattutto,
della sua fortuna nell’opera lirica dal Settecento fino alla messa in scena di un’opera lirica, a suo
tempo celeberrima, di Giuseppe Persiani su libretto di Salvatore Cammarano, appunto Ines de Castro,
rappresentata per la prima volta al teatro lirico “San Carlo” di Napoli nel 1835, e recentemente al
teatro “Giovanni Battista Pergolesi” di Jesi nel 1999 e nel “Patio das Escolas”, ovvero il grande cortile
dell’Università Antica di Coimbra nel 2003.
Si può concludere dicendo che il servizio reso da Salvatore Statello alla cultura italiana è completo
ed encomiabile.
Prospero Trigona
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