Rivista CULTURA OLTRE 2^ numero - FEBBRAIO 2019 RIVISTA CULTURA OLTRE 2° numero FEBBRAIO 2019 | Página 5
La grande poetessa Wisława Szymborska nasce il 2
luglio del 1923 a Cracovia, in Polonia. La sua infanzia e
l’adolescenza sono funestate dallo scoppio della seconda
guerra mondiale. La giovane Wisława è costretta, infatti,
a proseguire gli studi in clandestinità, ed è in questo
modo che riesce a diplomarsi nel 1941. Nel 1943, grazie
al lavoro come dipendente delle ferrovie, evita la
deportazione in Germania in qualità di lavoratrice
forzata. Nello stesso periodo inizia anche la sua carriera
artistica: si dedica a illustrare un libro scolastico in inglese. Si iscrive all’università nel 1945 alla
facoltà di letteratura per poi passare a quella di sociologia, ma non terminerà mai gli studi. Dopo
tre anni deve abbandonare definitivamente per il sopraggiungere di seri problemi economici. Ha
però la fortuna di incontrare il saggista e poeta Czeslaw Milosz, Premio Nobel per la letteratura
nel 1980, che la coinvolge nella vita culturale della capitale polacca. Si impiega come illustratrice
e segretaria presso una rivista bisettimanale, e nel 1948 si sposa. Il matrimonio ha vita breve, e
Wisława divorzia dopo sei anni per poi risposarsi con lo scrittore e poeta Kornel Filipowicz. La
sua prima poesia, “Cerco una parola”, viene pubblicata nel 1945 su un quotidiano. Inizialmente
tutti i suoi scritti subiscono la stessa sorte, in quanto prima di essere pubblicati in formato
cartaceo devono passare il vaglio della censura. La sua prima vera e propria raccolta poetica,
“Per questo viviamo”, sarà pubblicata molto più tardi nel 1952, favorita dalle poesie che
inneggiano al regime socialista. Una precedente raccolta, infatti, non viene data alle stampe come
previsto perché giudicata troppo priva di contenuti socialisti. Eppure Wisława, come molti altri
intellettuali in quel periodo, abbraccia l’ideologia socialista in maniera ufficiale, tramite cioè la
partecipazione attiva alla vita politica del suo paese. Aderisce inoltre al Partito Operaio Polacco,
rimanendone un membro fino al 1960. Più tardi prende le distanze da queste sue posizioni
ideologiche, che lei stessa definisce “Un peccato di gioventù” e rende pubbliche le sue riflessioni
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