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“Sul futuro della poesia” di Maria Rosaria Teni
Attualmente molti si interrogano sul futuro della poesia, sulla sua funzione e
sull’utilità sociale che possa ricoprire in un mondo dominato dalla comunicazione
di massa. Eugenio Montale, nel discorso che tenne quando gli fu conferito il
Nobel, nel 1975, nel momento in cui già le prime avvisaglie di crisi sembravano
convergere in una negatività scaturita indubbiamente dal generale abbassamento
del livello culturale della nostra società, sosteneva che «non c’è morte possibile
per la poesia», che «la grande lirica può morire, rinascere, rimorire, ma resterà
sempre una delle vette dell’anima umana».
Come non essere d’accordo pur considerando i rischi della contemporaneità? E
come poter concepire una vita senza la potenza e la consolazione della poesia?
Indubbiamente nel corso degli ultimi anni si sta assistendo ad una perdita di valore
e anche, perché no, di importanza dei poeti nel sistema culturale italiano. Basti
riflettere che non ci sono quasi mai libri di poesia fra i libri che i giornali
consigliano a Natale, o per le vacanze estive e questo accade probabilmente
perché la poesia non vende, non si presta ad un’evasione dalla realtà, bensì porta
a considerazioni che mettono in luce aspetti del reale che spesso vogliamo
ignorare o tralasciare. Accade così che, mentre il romanzo può raccontare storie
che trasportano in mondi e situazioni che possono far sognare, la poesia, in quanto
voce dell’anima, mette in luce sentimenti ed emozioni che fanno riflettere e
possono generare dissidi interiori e stati d’animo conflittuali.
A questo si può senz’altro aggiungere che, mentre la prosa si adatta alla lingua di
tutti, si esplica attraverso un linguaggio comune che è fruibile e comprensibile, la
poesia resta lontana da un linguaggio quotidiano e vicino al popolo, per innalzarsi
su un lirismo che ci ricorda che abbiamo un’anima, consapevolezza che troppo
spesso lasciamo affondare sotto il peso delle mille cose che affollano le nostre
giornate. A volte bastano poche parole di cui magari non abbiamo più cognizione
per rievocare ricordi, sensazioni sopite e far entrare nella nostra vita un afflato di
magico sentimento. Fin dall’origine la poesia si caratterizza intrinsecamente come
espressione creativa di sé e comunicazione di stati d’animo e sensazioni che,
spesso, non si riesce a far emergere in altro modo. Molto importante, a mio parere,
la collocazione di eventi concorsuali che, nel panorama poetico attuale,
consentono anche di far risaltare voci altrimenti soffocate e sottaciute fornendo
occasioni per mettersi in gioco e uscire “fuori da sé”, liberandosi da pudori e
ostacoli fittizi che limitano la libertà espressiva.
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