Rivista CULTURA OLTRE 11^ numero - NOVEMBRE 2018 rivista-cultura-oltre NOVEMBRE 2018 | Page 16
verso la messa a punto di una tale sostituzione genetica, di riproduzione
sequenziale lineare di clonaggio, di partenogenesi, di piccole macchine celibi.
Antonio Caronia nel libro, “Il cyborg – Saggio
sull’uomo artificiali”, p.106, scrive: «Mentre
l’automa settecentesco, quello concreto e materiale
costruito dai grandi atomisti, aveva anche l’effetto di
rassicurare riguardo all’eccellenza del corpo
dell’uomo (così complesso da essere imitato) e dalla
sua mente (così acuta da essere capace di realizzare
quell’imitazione), il robot, l’androide, il cyborg della
fantascienza annunciano invece il declino dell’uomo
quale noi lo conosciamo, o quale pensiamo di
conoscerlo da ciò che la storia e l’abitudine ci hanno
tramandato, e la nascita di un nuovo uomo,
simbionte della creatura che egli stesso ha costruito
ma ormai in qualche modo automatizzato».
“Quando il bruco diventa una farfalla? Quando
scopre il desiderio di volare”. Diceva Antonio Curnetta. Però oggi il bruco non
scopre il desiderio di volare. Perché l’uomo oggi entra in un processo di virale di
in distinzione.
Metamorfosi e corpo.
Cercando il corpo al paesaggio di un nuovo realismo. Cercando il corpo del
desiderio dentro la poesia del reale, che cosa possiamo dire? La verità è che non
vi è neppure una parola in Omero in grado di dire il corpo nella sua totalità. Il
soma in greco antico (cioè il corpo) è un’invenzione platonica, in esso il corpo
diviene quella totalità chiusa, e aperta insieme, gerarchica e psicocentrata in
Platone come filosofico – scientifica, che è tutt’ora imperante. Nella filosofia
antica e medioevale possiamo rintracciare due concezioni di questa relazione
anima-corpo: la prima risale all’interpretazione orfico – pitagorica secondo la
quale il corpo è un’entità di natura completamente diversa e separata rispetto
all’anima. Platone sostiene che il corpo è la tomba dell’anima. (Fedone 66b), cioè
un ente corruttibile e mortale di cui l’anima, caduta dal suo stato meramente
intellettuale ed eterno sarebbe prigioniera. Un’altra concezione del rapporto
anima-corpo troviamo in Aristotele che sostiene che le due entità non sono
separate ma costituiscono elementi separabili di un’unica sostanza: il corpo è la
materia intesa come potenzialità, quella che offre possibilità di sviluppo, l’anima
è la forma, la realizzazione di quelle possibilità materiali tramutatesi in attuali.
L’anima è la vita che possiede in potenza un corpo. Il corpo cioè è un puro e
semplice strumento dell’anima: ma non uno strumento inerte ma tale che possiede
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