Rendez-vous en France 2018 | Page 9

D E S T I N A Z I O N I I E V E N T I I J ean Blaise, la definiscono “reenchanteur de ville”: uno che sa dare un nuovo fascino incantatore alle città - Nantes, Le Havre… In che senso la città può/ deve essere reinventata? La città naturalmente esiste, con la sua architettura, i monumenti, il patri- monio. Tuttavia penso che debba essere continuamente “rianimata”. È come una persona viva, non è solo uno spazio da attraversare, è uno spazio da vivere. Gli artisti sono le persone giuste per farla scoprire sotto un nuovo aspetto, renderla allegra, vivace, desiderabile. Introdurre dei creativi nella città vuol dire far emergere il suo fascino. È quello che ho cercato di fare a Nantes e Le Havre affidando ad artisti l’interpretazione e la rivelazione della città. Perché quando si abita in un luogo da molto tempo, non lo si vede più. E si hanno poche occasioni per cambiare percorsi, essere sorpresi da prospettive diverse, da nuovi paesaggi. Gli artisti sono lì per questo. Lei è stato fra l’altro l’iniziatore delle Notti Bianche... uno spirito che continua a rimanere attuale anche oggi. Qual è il loro segreto? Per la prima edizione della Notte Bianca a Parigi (2000) il progetto era lo stesso ma tutto durava 12 ore. La notte è il tempo del segreto e dei misteri… L’evento permetteva di rimettere in scena la capitale e offrire ai parigini un nuovo modo di vedere la città, di moltiplicare nuovi incontri. La Notte Bianca è stata un successo perché è stata un invito a viaggiare nella propria città. Fra l’altro Bertrand Delanoë, all’epoca da poco eletto sindaco, voleva dimostrare come Parigi avesse di nuovo una dimensione A L L O G G I I C O V E R S T O R Y artistica internazionale. Dopo essere stata in parte superata da New York e Londra, tornava ad essere la città degli artisti e a riprendere il suo ruolo di città creativa. La creatività è dunque la chiave per riscoprire le città? Sì, assolutamente. Un artista offre il suo sguardo, il suo modo di in- terpretare la città. È sempre un passo avanti. Questo gli permette di vedere quello che noi non vediamo, di vedere oltre. E questa specie di visione gli artisti la condividono, ce la offrono, e noi ne approfittiamo. È una visione spesso provocatoria, spesso aggressiva, ma questo è l’obiettivo! Il fatto di essere colpiti, magari anche disturbati da un’inter- pretazione artistica è un buon segno. Prova la capacità di ognuno di noi d’interrogarsi, di sognare. È esattamente il ruolo dell’arte rimettere tutto in discussione e trasformare tutto. Per me è un vero piacere essere provocato da un’opera. La provocazione di un’opera è un buon segno anche da un punto di vista collettivo: una città creativa è una città viva! Quando si va in giro per Nantes si incrocia un’opera bizzarra, come l’enorme metro a nastro di Lilian Bourgeat, uno spazio di gioco singolare con al centro il drago di Kinya Maruyama, insegne curiose, un’installa- zione sorprendente e mai realizzata altrove come i 18 anelli di Daniel Buren e Patrick Bouchain. È il segno di una città inventiva, creativa e dunque intelligente. Spesso durante le conferenze che tengo in Francia e all’estero, faccio sorridere il pubblico dichiarando volutamente che Nantes è una città brutta… Ma aggiungo subito che è intelligente ed è questo che conta! Les Anneaux di Daniel Buren e Patrick Bouchain, Nantes, opera permanente Estuaire 2007 M A G A Z I N E RENDEZ-VOUS EN FRANCE 7