Realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (ottobre 2013) | Page 8
una strategia a livello locale, regionale, nazionale ed europeo5. In esso si continua ad utilizzare il
termine Development Education and Awareness Raising (DEAR), pur recependo il dibattito che si
sta svolgendo in Europa sul nome da dare a questo tipo di educazione:
“…diverse organizzazioni e istituzioni e vari educatori hanno elaborato e realizzato programmi e
progetti scolastici ed extrascolastici. Tutte queste iniziative, conosciute con diversi nomi e non sempre
chiamate “educazione allo sviluppo”, forniscono una risposta sotto il profilo educativo ai problemi e
alle difficoltà inerenti allo sviluppo, aiutando studenti e insegnanti a sviluppare una comprensione
critica, competenze, valori e comportamenti attraverso l’esame di molteplici questioni legate allo
sviluppo globale”.
Nel documento si afferma inoltre che
“le attività di sensibilizzazione ed educazione allo sviluppo che incidono in maniera duratura sulla
popolazione poggiano generalmente su un dialogo tra cittadini europei e cittadini dei paesi del Sud,
che non si concentra sui cosiddetti problemi “del Sud”, ma su questioni attinenti ad esperienze e a
un’umanità comuni al Nord e al Sud. La sensibilizzazione e l’educazione allo sviluppo contribuiscono
entrambe in maniera significativa a rafforzare il sostegno dei cittadini allo sviluppo. Altrettanto
importanti, tuttavia, sono le misure volte a soddisfare l’esigenza della popolazione di acquisire uno
spirito critico, competenze e valori che le consentano di vivere un’esistenza piena in un mondo
interdipendente e in evoluzione …”.
Sembra emergere la consapevolezza di dover far uscire l’EAS da una cerchia ristretta di operatori e
di progetti di nicchia piuttosto marginali, visto che si sottolinea la necessità di integrare le iniziative
di educazione e sensibilizzazione allo sviluppo nei principali sistemi e processi educativi e informativi
esistenti, formali e informali, sfruttando appieno le opportune impostazioni didattiche e pedagogiche
per raggiungere il pubblico europeo.
Lo “Studio sull’esperienza e le azioni dei principali attori europei attivi nel campo dell’educazione
allo sviluppo e della sensibilizzazione” lanciato dalla Commissione europea e effettuato da una
équipe di esperti in EAS nel 2010 ha fornito le basi per un approccio più strategico e coerente nei
paesi membri dell’Ue in questo campo, fornendo delle opzioni sui nuovi orientamenti del programma
europeo “Attori non statali e autorità locali nello Sviluppo”6
1.3 - Riferimenti programmatici e normativi in Italia
In Italia esiste una legge dello Stato che regola le politiche pubbliche per l’EAS, istituendo un’apposita
linea di finanziamento presso il Ministero Affari Esteri - Direzione Generale per la Cooperazione allo
Sviluppo: la legge 49/87 (art. 2, comma h) definisce la “promozione dei programmi di educazione ai
temi dello sviluppo, anche nell’ambito scolastico, e di iniziative volte all’intensificazione degli scambi
culturali tra l’Italia e i PVS, con particolare riguardo a quelli tra i giovani” come uno degli ambiti in cui
si esplica la cooperazione italiana allo Sviluppo.
Alcune Regioni italiane hanno legiferato ed elaborato politiche pubbliche a partire dalla metà degli
anni ’90 sulla cooperazione decentrata, inserendo l’EAS fra tra le azioni da sostenere e promuovere7.
5 http://www.deeep.org/fileadmin/user_upload/downloads/Consensus_on_DE/DE_Consensus-EN.pdf
6 http://ec.europa.eu/europeaid/how/finance/dci/non_state_actors_en.htm
7 Con la legge 67 del 1995, ad esempio, la Regione Piemonte stabilisce che “la Regione interviene al fine di favorire il radicamento nella
comunità piemontese della cultura di pace e dei suoi presupposti quali le libertà democratiche, i diritti umani, la non violenza, la solidarietà, la cooperazione internazionale e l’educazione allo sviluppo sostenibile.” (art. 1). La Regione Emilia-Romagna nel “Documento di
indirizzo programmatico per il triennio 2009-2011 per la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, in attuazione dell’articolo 10 della L.
R. 24 giugno 2002”, intende promuovere percorsi di informazione, educazione alla cittadinanza ed educazione interculturale, affidando
alle Province, come previsto anche all’art. 12 il coordinamento delle attività di informazione, sensibilizzazione, formazione ed educazione alla pace ed ai problemi del sottosviluppo svolte a livello locale viene affidato alle Province, come previsto anche all’art. 12.
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REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO