4.48 Psychosis - Teatro Argot (Roma)
Dal 19 al 31 ottobre. Elena Arvigo porta sul palco del Teatro Argot il
monologo scritto da Sarah Kane, un percorso nel labirinto intricato della
mente in cui la giovane scrittrice, e con lei l’abile interprete, si perde per non
ritrovarsi mai più. Assolutamente da non perdere.
La giovane attrice , reduce da un’esperienza con il celebre regista
Alvis Harmenis, in “Le signorine di Wilko”, interpreta con il suo
dirompente talento le parole della Kane in versione integrale.
Un grido di dolore, quello portato in scena da Elena Arvigo sul palco del
Teatro Argot, per la prima volta alle prese con un monologo. Il testo
complesso ed autobiografico di Sarah Kane, scrittrice e poetessa inglese
morta suicida poco dopo la stesura di questa ultima traccia, è un lucido flusso
di coscienza sulla depressione, sulla rabbia e sulla solitudine, sulla linea
sottile esistente tra delirio e realtà.
La Arvigo supera se stessa interpretando con i gesti e con la mimica
facciale lo sgomento, l’inquietudine e la tensione emotiva della
giovane donna, che, ora per terra, ora in piedi su uno sgabello, ora
seduta su una delle sedie posizionate nei vari angoli del palco, parla
con lo sguardo vuoto, perso ma fisso sugli spettatori ed i nervi tesi, i
piedi nudi che si contorcono e affondano e si sporcano nella terra
gettata sul palco, che calpestano incuranti il vetro
Un flusso di coscienza, l’estremo, ininterrotto, che travolge e trascina il
pubblico nel vortice di dolore e di rabbia, nella sofferenza di chi cerca amore,
di chi è vittima di un amore impotente, suicida, non corrisposto. “I wanna be
loved” dice la musica di sottofondo, una disperata richiesta di aiuto. Attimi di
lucidità e di ribellione contro i dottori che cercano di curare con medicine
sintetiche una malattia che è del tutto umana, fatta di troppo amore, di
troppe emozioni. Attimi di follia in cui il sogno diventa realtà, in cui il destino
viene raccontato dalle carte da gioco e deciso dai numeri nei bussolotti, in cui
la propria vita viene riflessa, deformata, dai mille pezzi di vetro aguzzi che
sono gettati alla rinfusa sul palco.
D’altra parte ora ha davvero poca importanza ferirsi. Ora che sono le 4:48 del
mattino, l’ora più buia, quella in cui resistere alla tentazione della morte è
impossibile.
Serena Lena