Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 8

E con queste parole sembra voler rispondere alle affermazioni di Guido Ferrario (op. cit.) il quale ha accennato proprio ad Acerra e a Pizzighettone. Ma continua il Santagiuliana: "Inoltre, per la necessità di nutrire la popolazione gallica della regione, probabilmente più numerosa di quella che vi abitò nell'Alto Medio Evo, gran parte delle terre lombarde dovette essere coltivata, o comunque interessata all'agricolutra prima dell'arrivo dei Romani, tanto che Polibio, Cicerone e Livio ne celebrano i campi fiorenti, mentre Tacito ricorda che Roma veramente ebbe impulso solo dopo la conquista della Padania ("Tunc floruimus cum Transpadanos in societatem recepi- mus", Tacito, Hist., 2)". "In ogni caso, durante i lunghi secoli di vita romana, stagni e paludi scomparvero dalla pianura o furono ridotti al minimo, ed ancora lo prova il grandissimo numero di sepolture, in genere del IV secolo d.C., ma anche anteriori, che continuamente si rinvengono non solo intorno alle sedi tradizionalmente riconosciute, ma, si può dire, in ogni campo presso ogni cascina. Ma durante il processo di disfacimento dell'Impero romano e segnatamente nel V secolo, quando le cam- pagne si spopolarono e si susseguirono le invasioni barbariche, le opere tecniche di arginatura, di canaliz- zazione, di drenaggio ecc. caddero in rovina, sicché tornarono il bosco, lo stagno e le brughiere, là dove per secoli era maturato il grano". E a proposito di quanto il Sabbio dice (il brano è riportato da Emanuele Lodi) riferendosi alle torri con anelli per attraccarvi le imbarcazioni, torri che egli afferma di aver visto nel territorio di Truccazzano, alla Costa di Casirate (presso la Chiesa di S. Gregorio) e infine in Rivolta stessa a Porta d'Adda, anche se ammette che parte di esse sono ancora in piedi e altre diroccate, il Santagiuliana (che non tralascia di raccogliere l'affermazione del Lodi stesso relativa a Treviglio, quando dice che "fuori di Porta Torre, lontano circa un miglio (v'era) una picciola torre, che ai miei giorni finì di diroccare, con anelloni ove verosimilmente si attraccavano le barche", torre di cui attualmente non esiste più alcuna traccia, dato che andava già irreparabilmente in rovina più di tre secoli fa), riportando sul suo bel libro la fotografia del frammento di colonna attualmente murato nella ex-Chiesa di S. Gregorio in Casirate, e la fotografia del Torrettone di Truccazzano, apre una parentesi molto interessante su quest'ultimo rudere. "Anche la torre di Truccazzano - egli dice - esiste ancora, a destra della strada che da Rivolta conduce a Trucazzano e a Milano”.(4) Qui veramente esisteva fino a pochi anni fa (cioè intorno al 1960) un altro complesso al quale dobbiamo accennare. Non molto tempo fa, nello sradicare alberi situati ai piedi della torre, vennero in luce tombe romane in buon numero, mentre poco lontano furono rinvenuti un pozzo, foderato all'interno di laterizi ricurvi, ed una vasca di circa m. 1,50 per 3, rivestita esternamente di tre strisce colorate, formate di calce- struzzo e pietre scheggiate di varia tinta. (4) Ora non più. La nuova strada ha confinato ad una cinquantina di metri a destra (per chi vada da Rivolta a Milano) l'antico rudere e il suo tratto di strada ridotto ormai ad un viottolo. Il Torrettone stesso, dopo varie manomissioni, è stato incorporato nel recinto di un ristorante costruito non molti anni fa quasi a ridosso del rudere: il ristorante ne ha assunto il nome, e i vecchi resti - che, non privi di una loro ruvida attrattiva, si ergevano un tempo tra grovigli di cespugli selvatici - subìto l'e- stremo affronto, sono ancora più fatiscenti di prima.