Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 7
che si raccoglie, che quelle paludi non erano affatto asciutte. Il paese da questo Mare Gerondo occupato,
qual fosse non si può precisamente sapere. Il Sigonio (riferendosi all'anno 570) in tutto, e per tutto non lo
dice; con tutto che egli scriva così: "Erant tùm vastae inter Cremonam Laudemq(ue); paludes ab Ollio,
Serio & Abdua amnibus facilè angusto tum alveo exundantibus aditae, eaedemq(ue); multis, sed incultis
Insulis interstinctae (3)". Con le quali parole pare voglia in particolare comprendere la Gerad'Adda, che è
tutto quel paese, che è tra l'Adda medesima, ed il Serio. Io con tutto ciò direi, che incominciasse a Brem-
bate di sotto, ed a Fara, s'andasse poi allargando, come si vede, vicino a Trevì, per modo, che allagasse
tutta la spiaggia da noi chiamata Biancanuda.
L. Gavitello, A. Campi, et altri scrittori parlando di Gerad'Adda, dicono; che quel tratto di paese, che
Gerad'Adda addimandiamo, viene da alcuni scrittori nominato Isola Fulcheria, et che l'istesso nome di
Gerad'Adda, essendo propriamente nelle spiaggie, che il fiume medesimo lascia, mutando letto, rimasa
ghiaia semplice. Si potrebbe dunque, a creder mio, dalle sopracitate opinioni non molto discostandomi
dire, che il sito per ragione della parte di Trevì, dove scorreva dello Lago, ò Mare Gerondo, era quello,
che hoggidì è chiamato dal volgo Biancanuda, ovvero Campagna, et che il suo letto era tra Cassano, et la
Costa di Trevì, ve dendosi etiandio al presente di ciò manifesti inditij per la parte di Cassano non lungi
dalla Chiesa di San Dionigi, ove prendevano porto le Navi. Ne è molto tempo passato, che per la parte
della costa di Trevì si vedeva la picciola Torre di sopra nominata, e parimente vicino a Fara d'Adda si
scuoprono altre reliquie e manifesti argomenti, i quali confermano questa nostra opinione".
Questo scriveva lo storico trevigliese Emanuele Lodi nel 1630, l'anno che divenne tristemente celebre per
la peste chiamata allora "universale".
Ma vediamo di prendere in esame opinioni più recenti su questo Lago o Mare Gerundo, la cui esistenza
ormai più nessuno nega, in quanto studi approfonditi ed una mentalità più scientifica hanno potuto sgom-
brare il campo da molte illazioni, o comunque da troppa corrività nel dar credito a voci che se rappresen-
tano convinzioni radicate anche nella tradizione orale - e quindi non prive di un substrato di verità storica-
si colorano troppo spesso di leggenda.
Tra i molti studiosi che hanno affrontato il problema, noi scegliamo tre dei più vicini a noi, perché ci
sembra che essi meglio di altri abbiano messo in chiaro la questione, sia attraverso la loro personale
indagine, sia facendo uso di quanto un folto gruppo di competenti in materia ha detto e scritto.
Nella sua Storia di Treviglio, edita nel 1965, Tullio Santagiuliana -parlando del Lago Gerundo - dice a
pag. 18 e segg.: "... inesatta pare la sua estensione a tutte le terre lombarde ed a periodi eccessivamente
lunghi, poiché, ad esempio, sembra strano che Mantova etrusca, le galliche Ticenum (Pavia) e Acerra,
presso Pizzighettone, nonché la romana Cremona, fondata nel 218 a.C, siano sorte proprio in quello che
sarebbe dovuto essere il cuore delle paludi".
(3) "Tra Cremona e Lodi, esistevano allora - prodotte dai fiumi Oglio, Serio e Adda che straripavano facilmente a causa dell'
alveo troppo angusto - vaste paludi costellate qua e là da isole numerose ma incolte".