Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 24

premonitori della crisi sovrastante si possono cogliere già in buon numero lungo questo stesso secolo”…” Ma la grande crisi si abbattè sull’ impero nel III secolo... preceduta da serie avvisaglie, perché alle guerre che Marco Aurelio dovette combattere sul fronte danubiano, altre se ne accompagnarono in Oriente." " Ma tra la fine del secolo IV e l ' inizio del V nuove ondate di barbari( Goti, Vandali, Alani, Suebi, Burgundi, ecc.) corsero l ' Europa... ed era sempre più difficile, per le crescenti difficoltà finanziarie, mettere insieme anche i piccoli eserciti di 10 o 20 mila uomini che sarebbero bastati per respingere le incursioni dei barbari, la cui efficienza numerica non avrebbe richiesto di più." Per parte sua, Raffaele Morghen( in Medioevo cristiano, Bari 1951) dice: " L ' Impero cadde soprattutto sotto il peso della sua stessa vastità e per il venir meno delle forze ideali sulle quali si era retta per secoli la sua complessa struttura. Esso cadde quando, esaurito l ' immane compito di dare unità al mondo mediterraneo, si rivelò incapace di dire alle genti la nuova parola universale che avrebbe dovuto sostituire la religione, ormai spenta, di Roma e di Cesare... Nel momento del crollo dell ' Impero, i Germani non fecero altro che dare delle spallate, dal di dentro, all ' edificio stesso, alle ultime strutture cadenti ". Tuttavia c ' è un altro aspetto, che in genere gli storici pongono in sottordine quando indagano sulle ragioni di questa ingloriosa fine di una potenza che sembrava sorta per realizzare il sogno di un Impero universale, sotto il quale tutti i popoli della Terra potessero convivere in armonia, e svilupparsi e fiorire in una pace perenne. Quest ' altro aspetto, la cui importanza non appare più trascurabile ai giorni nostri, è rappresentato dal diffondersi nell ' Occidente romanizzato di pestilenze rovinose, che, proprio il crescere e l ' infittirsi degli scambi commerciali col lontano Oriente introdussero con effetti letali in una popolazione " che si trovava in una situazione epidemiologica analoga a quella degli Amerindi nell ' epoca successiva: vulnerabile agli attacchi di nuove malattie infettive "( William H. Mc Neill: Fusione dei serbatoi di virus, Op. cit.). " Sappiamo con certezza- continua il Mc Neill- che il mondo romano andò incontro a un grave disastro epidemiologico fra il II e il VI secolo d. C."... " Come sempre, non è possibile identificare con certezza questa " pestilenza " con alcuna malattia moderna, sebbene sia stata avanzata l ' ipotesi che si trattasse di vaiolo( o di una sua forma ancestrale: vedi Sticher, in Abhndlungen aus der Seuchengeschichte und Seuchenlehre, Gissen 1908). La malattia rimase epidemica per almeno quindici anni, dal 165 d. C., manifestandosi anno dopo anno in luoghi diversi, e talvolta ripresentandosi nelle città già colpite."... " Uno dei motivi della continua diminuzione della popolazione entro i confini dell ' impero romano fu l ' incessante verificarsi di nuovi scoppi di gravi pestilenze. Negli anni fra il 251 e il 266 una nuova serie di malattie di entità paragonabile alla peste antonina del 165-180 colpì il mondo romano... e la mortalità fu ancor maggiore( 5.000 al giorno, nella sola città di Roma)... e abbiamo motivo di ritenere che le popolazioni rurali fossero colpite maggiormente che durante i primi anni di epidemia "( vedi: Boak, Manpower Shortage and the Fall of the Roman Empire in the West, Ann Harbor 1955). "... E vi sono alcune circostanze significative in base alle quali siamo tentati di ritenere che questi due disastri demografici siano stati l ' indice dell ' arrivo e del progressivo sviluppo fra le popolazioni mediterranee di due tra le più temibili malattie infantili che ci sono familiari, cioè il morbillo e il vaiolo "... " Le perdite complessive dovettero essere molto alte, poiché la malattia non fu il solo fattore che minacciava le popolazioni... A iniziare dal 235, sommosse civili e invasioni barbariche operarono distruzioni in lungo e in largo... e non di rado ne seguì una carestia ".( Mc Neill, Op. cit.). "... la successiva pestilenza di notevole entità si verificò nel 542 d. C. e