Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 21

nel primo secolo a.C., tutta l’Etruria, con la Lex Julia de Civitate, fu annessa al territorio romano. Nelle campagne di Rivolta, o nel centro abitato, non sono mai stati trovati segni della presenza di questo popolo, anche se l'interesse degli Etruschi per le opere idrauliche e di bonifica non può aver trascurato la nostra zona che fa un tutt’uno col territorio di Arzago, dove pur son tornati e tornano tuttora alla luce reperti etruschi di non trascurabile importanza. Ma è da credere che qualcosa sia pur affiorato nelle vici- nanze di una cascina verso Spino, se è fedele la descrizione che ci è stata fatta, anche se quei resti - per il loro scarso valore materiale - sono stati distrutti e irreparabilmente dispersi. Gli Etruschi avevano respinto i Celti al di là delle Alpi: non tutti, però. "Alcune tribù raccolte fra l'Adda e il Ticino intorno ai laghi, che bagnano il piede delle Alpi Pennine, resistettero ad ogni tentativo... ("Le vicende della Brianza", di I. Cantù, Milano 1853) e ripresero ardire alla nuova calata di quelli che, con voce romana, si chiamarono Galli (Cesare, De bello gallico: "... qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur"). "Scesero dunque i Galli nel 517 a.C., con le mogli, i figli e gli dèi domestici, e guidati dal Bituringio Belloveso, superati gli Etruschi dopo sanguinosa guerra, conquistarono il Po, il Serio e il Tici- no. Ma ben presto dovettero cedere le loro conquiste ad una razza vigorosissima di Cimbri, chiamati Sènoni, che posti tra i fiumi Utis (Montone) ed Esii fondarono la loro capitale Sena (Senigallia). Da allora i Galli furono obbligati a star paghi alle terre occupate di qua del Po che chiamarono Gallia Cisalpina, e la loro cultura ne formava l'occupazione negli intervalli della guerra" (I. Cantù, op. cit.). I Galli, ad onor del vero, anche se quando invasero le nostre terre (in un numero così stragrande - in rap- porto alla popolazione del tempo - e con tanta ferocia, come risulta dai vari tremebondi racconti dei poste- ri) non dovettero guardar troppo per il sottile, non dovevano poi essere nè troppo rozzi nè più spietati di altri popoli spinti da necessità di sopravvivenza a dilagare in territori altrui. Si insediarono in quella che poi prese il nome di Lombardia, e forniti di una certa organizzazione civile seppur ancora rudimentale, si dedicarono allo sfruttamento di un territorio che, sia pur potenzialmente, era molto promettente per uomini che non erano inesperti di agricoltura e sapevano sfruttare le risorse idriche in un modo che - per quei tempi -si potrebbe definire anche razionale. E nel giro di alcuni secoli, fino a quando cioè la conquista romana non li attirò nell'orbita della sua cultura e della sua organizzazione giuridico-amministrativa, questi -che "barbari" più non erano - trasformarono la regione in qualcosa che non era certo indegno della Repubblica dei Quiriti, se oltre ad avere un'agricoltura di buon livello e un notevole patrimonio zootecnico, avevano saputo costruire città quali Milano, Bergamo, Brescia e Pavia, e un numero immenso di paesi e villaggi come Verdello, Fornovo, Mozzanica e Arzago (per ricordare i più vicini a noi)(16), città e paesi (16) Dal Dizionario Celtico di Armstrog, citato a pag. 20 e segg. da 1. Cantù op cit.: "Hanno significazione celtica: Asso (da as sorgente). Brivio (da briva ponte), Alduno (da all alto, e dun collina). Sono pure di origine celtica quelli che cominciano in Ari Ariate (arlath sopra la palude); quelli in Cas e Cast (casa forte); e quelli in Mar (palude). Sono poi di desinenza celtica i nomi delle terre terminanti in -ago, -igo, -ugo -uno: Urago, Imbersago, Inverigo, Carugo, Airuno ecc. Altri nomi richiamaro- no ai Galli le terre natìe: Varenna (Varennes), Besana (Bessay), Luzzana (Lussant), Bolona(Boulogne), Missaglia e Massalia (Marsiglia), Arluno (Arlun); Sonna confluente dell’Adda e Sonne fiume di Lione".