Pubblicazioni e documenti Il borgo sull'alta riva: Castrum Ripaltae Siccae. | Page 2

col pergolato- e il bianco della via tra i campi gli richiamò più viva alla memoria la sua vecchia casa, con quel polveroso cortile, le stalle gonfie di odori, i fossi slabbrati soffocati da intrichi di rovi; le siepi rugginose, sconnesse e sfatte, rifugi di fugaci lucertole e di ramarri insolenti, ma pronte a fiorire di biancospini e di campanule; i prati verdi, le marcite gorgoglianti e le lunghe interminabili file di gelsi e di alberelle sottili, subito inquiete al più leggero respiro del vento. Così era la sua terra. Così era il suo paese, logoro, disadorno, vecchio: irreparabilmente vecchio. O non forse, semplicemente antico? Questa riflessione improvvisa lo fece fermare di colpo. Si accorse solo allora di aver già superato da un po ' i due ponti, quelli di quei due grandi fossati di cui non ricordava mai il nome. La campagna intorno si era incupita: incombevano sulla strada boscaglie fitte, groppi di piante nere che riducevano il chiarore del cielo ad un ' esile striscia cenerognola sopra la testa. Affiorarono allora alla memoria certi racconti torbidi uditi nell ' infanzia tra l ' oscuro borbottìo delle litanìe e l ' agitarsi sinistro delle ombre sui muri grommosi della stalla: quelle impenetrabili boscaglie, da sempre, erano state rifugio di briganti e di grassatori, e la strada sembrava portare ancora le impronte del sangue dei non rari viandanti rapinati e uccisi, rei soltanto di aver preso alla leggera un ' antica sentenza: " Gente dei confini, o ladri o assassini ". Già, la Gera d ' Adda, confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di San Marco: antico asilo di fuggiaschi e di banditi. Il giovane riprese il cammino, ma il tonfo dei suoi passi ingrandiva in un ' eco fastidiosa, dilatata da quel nero silenzio. Irritato dalla sua stessa fervida immaginazione che incominciava a costruire una spirale di lontane paure, il giovane impugnò la pistola e si sorprese a dire ad alta voce: " Se vien fuori qualcuno gli spacco...". Poi rise tra sé, perché la trivialità dell ' espressione che gli stava uscendo di bocca lo aveva riportato d ' improvviso alla tensione brutale da cui credeva d ' essersi liberato, tornando in Italia. Là sì, bisognava esser lesti di mano, pronti alle insidie e agli agguati. Ma là era diverso. Qui non c ' era che un po ' di solitudine, un po ' di buio, una strada bianca fiancheggiata da cespugli impolverati. Il giovane rise ancora e mise via quell ' inutile aggeggio. Di notte, i passi rimbombano, specie se si portano stivali di cuoio. Che sciocchezze. Tra poco sarebbero apparse le prime case, e forse, lontano più scuro contro il cielo terso, il profilo del campanile, coi suoi merli assurdi, e ghibellini per giunta, in un paese che era sempre stato guelfo. Ma già, le ambizioni artistiche dell ' Ottocento romantico non avevano remissione per nulla e per nessuno. Non era già successo qualcosa di simile anche per la chiesa? Capolavoro romanico qual era, carico di storia e scontroso nella sua rude bellezza, seppur guastato dagli anni e dall ' incuria, era stato di colpo gonfiato di volute barocche, per poi subire un ultimo affronto dalle smanie accademiche di un neoclassicismo raffazzone. Ma nei primi anni del Novecento quel tempio sacro e solenne, che era stato edificato con infinito amore e " suis sumptibus " dagli antichi padri, scrollatasi di dosso ogni ignobile incrostazione che lo aveva snaturato per secoli, rinasceva glorioso, come risorge Cristo nell ' aria limpida di un mattino di Pasqua. I pensieri scortano il viandante e gli abbreviano la strada. Il paese ormai si presentava nei suoi grigi cupi e nei neri rossastri dei tetti. L ' oscuramento gli dava un ' immobilità più severa, ma non toglieva nulla del suo aspetto usuale: le case, costruite per gente lontana da ogni ambizione, rivelavano nell ' oscurità soltanto la loro