Ecco quanto dice il Romani. " Da molteplici osservazioni fatte sopra gli alvei dell ' Adda, da Trezzo fino a Vaprio, e del Brembo, da Brembate fino alla confluenza nelle correnti abduane, di fronte a Monasterolo( si deduce che) le acque combinate dei due fiumi scorrevano sopra i boschi interposti tra Monasterolo e Concesa, vale a dire ad un livello di venti braccia(= 12 metri circa) più elevato dell ' attuale. La superficie dei boschi infatti è ancora coperta di sassi e ciottoli fluitati, della stessa qualità di quelli che si trovano negli alvei dell ' Adda e del Brembo ". Se era così alto il livello dei due fiumi( e non diversa doveva essere la situazione del Serio), è chiaro che i piani depressi dovevano rimanere coperti dal traboccamento delle loro piene. E tenendo conto dell ' elevazione " delle coste di Concesa- annota il Parati- di Vaprio, di Groppello, di Cassano, Albignano, Lodi, Maleo sino a Castelnuovo, e la linea ripiegante verso oriente di Crotta d ' Adda, di Formigara, Gombito, Rivolta, Pandino e ascendente fino ai territori di Brembate e Capriate, il Romani è dell ' opinione che tutte le campagne contenute in questa serie di terrazzi senza soluzione di continuità, essendo assai più depresse dei boschi di Monasterolo, dovevano essere preda delle acque e formare un lago lungo circa quaranta miglia(= 60 km circa) e di varia larghezza, di cui doveva far parte l ' estesa pianura chiamata Gera d ' Adda, la cui superfìcie è ricoperta da ciottoli analoghi a quelli dei fiumi Brembo, Adda e Serio ". Tutto ciò, è chiaro, si riferisce a tempi molto remoti. E indubbio che intorno al V secolo d. C., in seguito al disfacimento dell ' impero romano, alle invasioni barbariche e allo spopolamento delle campagne( dovuto non solo alle distruzioni e agli stermini perpetrati dalle orde dei feroci guerrieri che scendevano dal Nord, ma anche alle ricorrenti epidemie che dal 165 d. C. si diffusero nell ' area mediterranea mietendo da un quarto a un terzo dell ' intera popolazione)( 6), l ' abbandono delle opere di bonifica riportò le paludi là dove le forze della natura e l ' opera dell ' uomo avevano risanato e reso fecondo un territorio soggetto da sempre alle alluvioni e ai malsani ristagni delle acque morte. Infatti, col progredire dei secoli, il Serio, il Brembo e l ' Adda, scavandosi un alveo relativamente costante con la forza delle loro correnti, avevano abbassato il livello delle proprie acque rispetto ai piani occupati prima dalle paludi, le quali a loro volta erano state rialzate dall ' abbondanza delle sedimentazioni fluviali.
( 6) "... Un ' altra epidemia colpì la città di Roma nel 65 d. C, ma queste esperienze impallidiscono in confronto alla malattia che iniziò a diffondersi per tutto l’ impero del 165 d. C. All ' inizio essa fu portata nell ' area del Mediterraneo dalle truppe reduci dalla campagna in Mesopotamia, le quali negli anni successivi si dispersero per tutto l ' impero. Come sempre, non è possibile identificare con certezza questa pestilenza con alcuna malattia moderna, sebbene sia stata avanzata l ' ipotesi che si trattasse di vaiolo( o di una sua forma ancestrale)... Negli anni fra il 251 e il 266 una nuova serie di malattie di entità paragonabile alla peste antonina del 165-180 colpì il mondo romano … La successiva pestilenza di notevole entità si verificò nel 542 d. C. e infuriò a intervalli fino al 750 e può essere identificata con certezza come peste bubbonica( William H. McNeill, 1982, Einaudi).