Presentazione laboratorio "Una stanza per scrivere" LEZIONI DI DRAMMATURGIA | Page 53

sceneggiatori avessero potuto inventare per il finale, avrebbe avuto poco effetto, tante e tali sono gli avvenimenti che caratterizzano il percorso del film. Quello che rende “Domani è un altro giorno” un finale azzeccato, è il fatto che faccia un passo laterale rispetto alla storia. Il passo laterale spesso è quello che ci serve per trovare un buon finale, un finale piano ma non banale. Non è detto che dobbiate trovare il finale nel momento in cui ci arrivate. Anzi, mano a mano che vi ci avvicinate, è buona cosa cominciare a pensarci. E' utile dedicare al finale una parte della progettazione, e ripensare certe parti del lavoro proprio in sua funzione. Il compito è trovare una chiusura parziale alla vicenda che state raccontando. Parziale, perché in realtà tutte le vicende sono infinte, ci sarebbe sempre un seguito, un’evoluzione. Ma voi dovete individuare il momento migliore per chiudere la storia. Se tra i personaggi succede qualcosa d’importante che deve ancora essere risolto, il finale è prematuro. I nodi vanno sciolti, tutti. Se pensate ai finali delle opere di Goldoni, tutti i pezzi vanno al loro posto: quelli che si volevano bene, riescono a sposarsi, nonostante le famiglie fossero contrarie. Il vecchio pretendente scornato torna a casa, il cattivo viene punito. Tutto il disordine viene sistemato. È una concezione antica di finale, ma è funzionale a capire che le vicende vanno sviluppate e concluse. Nel teatro contemporaneo il finale può essere aperto. Ma aperto non vuol dire irrisolto. Un finale irrisolto si ha quando la vicenda potrebbe continuare, chiede, per così dire, di andare avanti. Se vi trovate in una situazione del genere, semplicemente andati avanti a raccontare. Se al contrario la vicenda può concludersi in qualsiasi momento vuol dire che l'avete progettata male. Il finale aperto è interessante perché lascia l'interpretazione allo spettatore. Nel film Il Laureato 79 , che parla di un giovane che intraprende una relazione con la madre della sua fidanzata, il protagonista nel finale si ricrede e irrompe nella chiesa dove la fidanzata sta sposando un'altra persona. Lei scappa con lui e i due, dopo una fuga durante la quale sembrano divertiti e felici, si ritrovano su un pullman e, riprendendo fiato, cambiano all’improvviso espressione: dal sorriso passano ad uno sguardo perso e preoccupato. Si sono pentiti di quello che hanno fatto? Hanno paura? Cosa faranno ora? Il nero della fine arriva subito, lasciando lo spettatore pieno di domande. I miei finali preferiti sono quelli che riescono a ribaltare il punto di vista sul racconto, regalando un feedback imprevisto che permette di rileggere tutto quello a cui avete assistito in un’altra prospettiva. Questo tipo di finale non è facile, e non è facile da trovare strada facendo. Bisogna averlo in mente da subito, perché presuppone un colpo di scena molto efficace. 79 Il laureato (The Graduate, 1967) di Mike Nichols, basato sul romanzo omonimo di Charles Webb. A questo link la scena finale del film: https://youtu.be/qzcWgtb1ERo 53