Presentazione laboratorio "Una stanza per scrivere" LEZIONI DI DRAMMATURGIA | Page 43

PAGINA UNO Il magazzino della fantasia è pieno. Avete accumulato una buona quantità di appunti, i personaggi sono sbozzati, la vicenda chiarita, il finale ipotizzato. Avete dedicato tempo all'ideazione, facendo contemporaneamente altre cose, lavorando, studiando. Sapete di che genere sarà il vostro lavoro e vi siete fatti un'idea dello stile e del tipo di dialogo usare. Ma adesso avete bisogno di quel periodo di massima concentrazione di cui si parlava all'inizio. Quanto tempo è passato da quando avete annotato lo spunto? Chissà. Possono essere passati quindici giorni, un mese, anche diversi anni. Dipende. Ma adesso è ora di cominciare. Preparare bene la storia è stato come battere una pista da sci e mettere i paletti per fare lo slalom. Ora è il momento di scendere e di divertirvi. Se la pista non è battuta e non ci sono i paletti, uno sciatore si diverte molto di meno perché è costretto a scendere con circospezione. Voi non dovrete stare attenti ai crepacci o alla neve troppo fresca. Questi problemi li avete già risolti. Ora dovete solo concentrarvi sui vostri movimenti. Con tutta probabilità la prima cosa che scriverete sarà una didascalia che riguarda l'ambiente dove i personaggi si muoveranno. Quello che avete bisogno in questo momento è una lente di ingrandimento. Si tratta di scendere nel dettaglio, vedere con una iper-vista i vostri personaggi, sentirli con tutto il cuore. E anche l'immaginazione dell'ambiente deve diventare precisa. In un mio lavoro, che si intitola Dramma Italiano 70 , comincio così: Fiume, 1948. Una casa vicino al porto. Prima della guerra il mezzanino era un appartamento signorile, ora ci coabitano diverse persone. Ad ognuno è stata assegnata una stanza. Il bagno è comune, ed è comune anche il grande salone, su cui si affacciano le camere, e la scala che porta giù alla lavanderia. Accanto ai mobili eleganti lasciati dagli ex proprietari, ci sono le cose raffazzonate dei nuovi occupanti. Il contrasto mette a disagio. Nel salone di casa, un divano e qualche seggiola spaiata convivono con casse di vecchi libri, un pianoforte allo sfascio, poltrone sfondate e altro ciarpame da cantina. Si sente un odore di corpi, di abiti poco puliti, di bassa cucina. Davanti a una finestra, Elsa, con addosso una vestaglia pesante, guarda fuori verso il mare. Dall’andito che porta all’ingresso entrano Polan e il piovierenik. Polan ha una valigia, il povjerenik agita un foglio di carta. 70 Dramma Italiano (Id., 2006) di Edoardo Erba. Ambientata a Fiume, nel 1948, in una casa dove coabitano varie famiglie. Polan, il nuovo venuto, incontra Elsa, un’attrice che ha perso la capacità di parlare per un’emorragia cerebrale. Mentre gli altri personaggi sono nel dubbio se restare nella Yugoslavia di Tito dove si parlerà croato o emigrare in italia, Polan si applica a insegnare di nuovo l’italiano all’ex attrice muta. 43