Portfolio 2018 | Page 114

LUNEDÌ 10 DICEMBRE 2018 VITA & ARTI | 41 | Eco di Biella PROIEZIONE Giovedì, allo Scientifico “La giara”, ciak al liceo Il liceo Scientifico "A. Avogadro" di Biella ospiterà la seconda serata del ciclo "What’s Up – Cosa Succede al Liceo?" Protagonisti gli studenti, sceneggiatori e interpreti di pro- duzioni video interamente realizzate dall’I- stituto. L'appuntamento è fissato in aula magna per giovedì, alle 20.45. Nell’i n c o n- For tunato U g l i e n g o, il biogliese che fece fortuna col mulino di Santhià dall’Ugliengo ai panettieri di San- thià e Salussola fu inferiore alla media dei prezzi delle farine sui mercati di Torino e Milano, che il rincaro del prezzo del pane in San- thià e Salussola fu conseguenza dell’aumento del prezzo del fru- mento provocato dalla guerra e dal necessario scombussolamento di tutti i fattori commerciali, compre- so il febbrile e precipitato acquisto a caro prezzo di importanti partite di grano da parte del commissariato militare. Consegue pertanto che la ditta Ugliengo (la quale in occa- sione della Guerra Libica era stata una delle poche ditte che avevano mantenuto fermi i contratti (tanto da meritare il plauso della stampa) risentendo lo stesso dissesto degli altri commercianti, essendo sfor- nita di grano in vista del sensibile aumento di questo, fu costretta ad aumentare anche il prezzo delle farine mantenendosi al di sotto del- la media dei prezzi dei mercati di Milano e di Torino e conseguen- temente il rincaro del pane non fu dovuto a mezzi fraudolenti ado- perati dall’Ugliengo, ma ad un complesso di fattori economici in- dipendenti da qualsiasi concorso doloso da parte di costui”. L’Ugliengo andò assolto per l’ine - sistenza del reato, e lo stesso “mu - gnaio” poté affermare di aver di- sinnescato la bomba che si era tro- vato in mezzo ai piedi. “L’Au t o r i t à politica che l’aveva lanciata può essere soddisfatta del risultato. Io vorrei chiedere a quell’altrettanto ingegnoso quanto ignoto salvatore della Patria che ha elucubrato il rapporto contro di me, quali siano i criteri che lo hanno indotto a sup- porre e ad affermare con tanta pre- cipitazione che nel più genuino e nel più pacifico dei rapporti di di- ritto privato, consistente nella ri- soluzione di un contratto consen- tita senza contrasti in forza di una clausola prestabilita e in contem- plazione di fatti sopravvenuti al- trettanto generali quanto invinci- bili, si potesse nascondere niente- meno che la trama di un delitto contro la alimentazione pubblica. Vorrei chiedergli ancora se non ab- bia pensato che, supposto anche in ipotesi che per un improvviso ar- resto del mio opificio di Santhià fosse venuto a mancare da un mo- mento all’altro, a quelli fra i pa- nettieri di Santhià e Salussola che sono miei clienti, tutto il quanti- tativo di farina che io periodica- mente loro fornisco, sarebbe stato tuttavia ridicolo il temere che quei due piccoli centri avessero a subire privazioni anche per un giorno so- lo, quando sanno tutti, salvo forse il mio denunciatore, che a Santhià e a Salussola in poche ore dagli in- numerevoli Molini disseminati in tutta la provincia ed in località an- che prossime, può arrivare tanta farina da bastare per il manteni- mento di parecchi corpi d’Ar mata. In verità non si poteva immaginare accusa più irragionevole. Il Tribu- nale di Vercelli ne ha fatta, è vero, giustizia, ma chi mi compensa del danno che ho subito o del dolore che ho sofferto in grazia della pro- dezza di un funzionario che ha dimostrato di essere così poco fa- migliare, non solo colle regole del diritto, ma anche con quelle del senso comune? Perdoni signor di- rettore, l’amaro linguaggio che mi viene dall’animo conturbato e si abbia i miei ringraziamenti”. La vicenda ebbe ancora qualche strascico giuridico, ma nell’aprile del 1916 la causa fu definitivamen- te chiusa a favore del biogliese. For- tunato Ugliengo aveva segnalato che l’attacco poteva essere di na- tura politica, anche perché l’im - prenditore non aveva mai fatto mi- stero delle sue idee né degli appoggi che dava e riceveva a e da esponenti politici. Fin dal 1901 si era aper- tamente schierato per quel “Gran - de centro” nato dalle ceneri della “Sinistra storica” r a p p r e s e n t a t o, proprio nel Collegio di Santhià, dall’onorevole candelese avvocato Marco Pozzo (1857-1934). Il ban- chetto elettorale offerto in onore del deputato proprio nel mulino di Santhià fece notizia e i giornali lo- cali diedero risalto all’i n i z i a t iva . Fortunato Ugliengo era di certo un uomo che “sapeva muoversi” negli ambienti giusti, ma aveva dalla sua anche una notevole duttilità im- prenditoriale. Non di solo pane... Nel 1905 fu tra i promotori di “una società di commercio in accoman- dita per azioni sotto la ragione so- ciale ‘A. Sella e C.’ con sede in Andorno, avente per oggetto l’e- sercizio di alberghi e stabilimenti idroterapici specialmente nel Biel- lese”. A Grande Guerra in corso, nel 1917, fu nominato tra gli am- ministratori della società che eser- civa lo “Stabilimento Meccanico Biellese con fonderia” (ex Squin- do), mentre nel 1919 i suoi interessi si erano già ampliati fino alla re- frigerazione alimentare e alla pro- duzione industriale dell’acido ci- trico. Ma ora, per ragioni di spazio, è il caso di interrompere il discorso e di rimandarne la conclusione al prossimo lunedì, già pronti per viaggiare fin dall’altra parte del- l’A t l a n t i c o. l Danilo Craveia tro, intitolato “Cinecittà al Liceo 2.0”, verrà presentato il cortometraggio “La giara”, tratto dalla novella e dall’atto unico di Luigi Pirandello, nell’ambito di un progetto di po- tenziamento coordinato da Riccardo Qua- glia e Anna Maria Negri (in foto). Conte- stualmente troverà spazio il docu-film in in- glese, “Women Who Changed Our Lives”, nel quale la classe 5° C del Liceo delle Scien- ze Umane porta sullo schermo sei appro- fondimenti dedicati a figure femminili pro- tagoniste della storia del Novecento e non solo. Anche gli interventi musicali della se- rata sono affidati a studenti, nello specifico alla chitarrista Sara Morrione, che anticipe- rà parte del lavoro svolto per la colonna so- nora di un progetto audiovisivo in fase di conclusione: la versione filmata dei “R a c- conti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer. l G.B. LA PRIMA ALLA SCALA L’opera accompagnata da un trailer Attila? Si “gira” in Baraggia Sullo sfondo del palco le riprese di un ambiente a noi famigliare In una prateria desolata, Odabel- la, ancora bambina, assiste dispe- rata all’omicidio del padre men- tre Attila, dopo averlo ucciso, os- serva con sguardo crudele, in sella al suo cavallo. E la landa selvaggia che, sotto un cielo cupo, fa da sfondo alla tragica scena, ci ap- pare piuttosto familiare: è infatti la Baraggia, per l’esattezza la zo- na di Piano Rosa, tra Romagnano Sesia e Borgomanero, dove il me- se scorso la Rai ha girato l’epi - sodio in una giornata brumosa, scegliendo la location con l’aiuto dei guardiaparco del Parco del Ticino. La scena è l’antefatto del- l’opera di Giuseppe Verdi che, co- me tradizione, il giorno di San- t'Ambrogio ha inaugurato la sta- gione lirica della Scala di Milano. E rappresenta il motore da cui scaturisce tutta la vicenda: Oda- bella, figlia del signore di Aqui- leia, saccheggiata dagli Unni a metà del V secolo, cova il suo desiderio di vendetta che la por- terà ad uccidere, fingendo di vo- lerlo sposare, il loro re Attila, in seguono città in fiamme, cieli tem- pestosi, nebbie, quadri animati. E la spettacolare scenografia, ricca di ci- tazioni letterarie e cinematografi- che, traspone la vicenda in un’at - mosfera cupa di primo Novecento, evocando una società sotto la cap- pa plumbea di dittature e guerre, tra rovine e festini sfrenati, sotto un incombente ponte spezzato in d u e. ATTILA Il flash back proiettato sul led wall della Scala procinto di marciare su Roma. Il ricordo dell’uccisione del pa- dre, che nel libretto originale del- l’opera viene solo accennato, non si vede sul palcoscenico, ma appare - in una sorta di flashback in bianco e nero - su un grande schermo po- sizionato in fondo al palcoscenico. Lo stesso video a colori è inoltre diventato il trailer che ha pubbli- cizzato l’eve n t o. È la prima volta che in un teatro d’opera italiano viene usato un led wall su cui - oltre ai ricordi dram- matici della protagonista - si sus- Un Attila, quello diretto da Ric- cardo Chailly con la regia di Davide Livermore, audacemente rivisitato - con l’inevitabile domanda: “chi è, oggi, Attila?” - che ha conquistato la Scala, con oltre 10 minuti di applausi. Standing ovation anche per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tornato alla Pri- ma scaligera dopo due anni di as- senza: un tributo perfettamente in linea con l’interpretazione patriot- tica che i contemporanei di Verdi avevano dato del suo Attila. Info: trailer: https://vi- m e o. c o m / 3 0 3 2 9 5 9 4 3 l Simona Perolo l Tesori al parco fluviale di Po e Orba PAGINE VERDI D ue regioni (Piemonte e Lombardia) quattro pro- vince e una cinquantina di comuni. L’area turistica del Par- co fluviale del Po e dell’Orba inizia dalla zona protetta per estendersi a territori ad essa confinanti, con sto- ria, tradizioni e ambienti stretta- mente connessi al grande fiume. Si tratta di un’area eterogenea, unita per superare i limiti amministrativi per coniugare ecologia, economia e il tessuto sociale nel modo più equi- librato possibile. Seguendo il corso del fiume da monte verso valle, il benvenuto nel tratto vercellese-alessandrino del Po è dato dal ponte centenario che collega Crescentino con la storica rocca di Verrua Savoia. Sulla spon- da destra la strada panoramica del Monferrato si snoda attraverso le colline, offrendo, di volta in volta, vedute sul corso d’acqua e sulla pianura-particolarmente suggesti- va in primavera quando le risaie vengono allagate. Sullo sfondo, nelle giornate limpide, le Alpi, dal Monviso sino al Monte Rosa. A Camino spicca un castello, uno dei più antichi del Monferrato: esso è circondato da un parco con piante secolari, dove il parco del Po ha segnalato un itinerario botanico e ne indica le specie principali. Lasciamo le colline per passare sul- la sponda sinistra del fiume nella piana risicola. A Morano Po, nella frazione Pobietto, il complesso ru- rale omonimo racconta un’ampia parte della coltura del riso dalla sua comparsa in queste zone. Era una Grangia, cioè una delle dipenden- ze agricole della abbazia di santa Maria di Lucedio, costruita alla fine del 1100, e la sua attività è proseguita sino a oggi. La storia però, risale ulteriormente indietro nei secoli. Quindi il Po entra nel maggior polo urbano del suo tratto ales- sandrino, Casale Monferrato ca- pitale cui ancora oggi fa riferimen- to l’intero Monferrato Casalese, con il suo passato secolare offre la visita di parecchi monumenti di pregio: il castello dei Gonzaga, la cattedrale romanica di San Evasio, la sinagoga edificata nel 1595. Un centro che merita di essere girato a piedi, facendo capo a piazza Ca - stello contornata in parte dai viali del Lungo Po. Sulla sponda sinistra del Po si affacciano i comuni della Lomellina Pavese, in territorio lombardo, simili per tradizioni e attività ai centri rivieraschi del Pie- monte. Anche qui si hanno am- bienti naturali protetti, quali la Gar- zaia del lago di Sartirana e notevoli patrimoni storico architettonici, come un castello del ‘300 oppure l’antico borgo di Breme dove, in- globato nel cortile e nei portici del palazzo comunale è quanto resta della abbazia cistercense di San Pietro, una tra le più importanti durante il medioevo. Su un rilievo, il castello di Pomaro Monferrato riporta più indietro nel tempo, con tutto il fascino di una storia notevole. Postazione strate- gica per la posizione di confine tra il marchesato del Monferrato e il Du- cato di Milano, fu eretto nel 1200, distrutto dagli spagnoli a metà del ‘600 e ricostruito subito dopo. Va l e n z a è meta mondiale per l’o- reficeria, ma ha anche un primato in campo ambientale. Con l’isti - tuzione nel 1979 della riserva na- turale della Garzaia di Valenza (nella foto) ospitò il primo presidio ecologico a tutela del Po piemon- tese. Di qui la protezione si è estesa all’intera asta del fiume in territorio regionale, costituendo il “sistema delle aree protette della fascia flu- viale del Po”: il parco del Po, ap- punto. È presso la Cascina Bel- vedere la porta di accesso alla Gar- zaia e in generale a tutto il parco. Per evitare il disturbo all’av i f a u n a , l’ingresso alla riserva è regolamen - tato e limitato all’uso dei capanni per l’osservazione, dove la zona paludosa e la macchia arbustiva circostante richiamano bird wat- chers, appassionati di fotografia na- turalistica, gruppi di scolaresche che seguono le attività didattiche del parco. Un tempo i prati stabili erano mol- to estesi in pianura, ma negli ultimi decenni sono stati in gran parte trasformati in seminativi annuali. A ciò fa eccezione la piana del- l’Orba, dove è ancora possibile os- servare estese praterie sfalciate, ric- che di graminacee (logli e festuche) e leguminose insieme a numerosi fiori come margherite e orchidee. La scomparsa dei prati costituisce una perdita sia da un punto di vista culturale che naturalistico, essendo ambienti preziosi per peculiarità botaniche e presenza di invertebrati che richiamano in tutti periodi del- l’anno mammiferi e uccelli. Info: Parco fluviale del Po e del- l’Orba-Piazza Giovanni XXIII, Valenza, 0131-927555. Ottima la guida “Agricoltura e paesaggio del- la Regione Piemonte” ricca di in- formazioni, di bibliografia, di map- pe e di suggerimenti per una pro- ficua visita. l Elena Accati