LUNEDÌ 10 DICEMBRE 2018
VITA & ARTI | 41
| Eco di Biella
PROIEZIONE Giovedì, allo Scientifico
“La giara”, ciak al liceo
Il liceo Scientifico "A. Avogadro" di Biella
ospiterà la seconda serata del ciclo "What’s
Up – Cosa Succede al Liceo?" Protagonisti
gli studenti, sceneggiatori e interpreti di pro-
duzioni video interamente realizzate dall’I-
stituto. L'appuntamento è fissato in aula
magna per giovedì, alle 20.45. Nell’i n c o n-
For tunato
U g l i e n g o,
il biogliese
che fece fortuna
col mulino
di Santhià
dall’Ugliengo ai panettieri di San-
thià e Salussola fu inferiore alla
media dei prezzi delle farine sui
mercati di Torino e Milano, che il
rincaro del prezzo del pane in San-
thià e Salussola fu conseguenza
dell’aumento del prezzo del fru-
mento provocato dalla guerra e dal
necessario scombussolamento di
tutti i fattori commerciali, compre-
so il febbrile e precipitato acquisto a
caro prezzo di importanti partite di
grano da parte del commissariato
militare. Consegue pertanto che la
ditta Ugliengo (la quale in occa-
sione della Guerra Libica era stata
una delle poche ditte che avevano
mantenuto fermi i contratti (tanto
da meritare il plauso della stampa)
risentendo lo stesso dissesto degli
altri commercianti, essendo sfor-
nita di grano in vista del sensibile
aumento di questo, fu costretta ad
aumentare anche il prezzo delle
farine mantenendosi al di sotto del-
la media dei prezzi dei mercati di
Milano e di Torino e conseguen-
temente il rincaro del pane non fu
dovuto a mezzi fraudolenti ado-
perati dall’Ugliengo, ma ad un
complesso di fattori economici in-
dipendenti da qualsiasi concorso
doloso da parte di costui”.
L’Ugliengo andò assolto per l’ine -
sistenza del reato, e lo stesso “mu -
gnaio” poté affermare di aver di-
sinnescato la bomba che si era tro-
vato in mezzo ai piedi. “L’Au t o r i t à
politica che l’aveva lanciata può
essere soddisfatta del risultato. Io
vorrei chiedere a quell’altrettanto
ingegnoso quanto ignoto salvatore
della Patria che ha elucubrato il
rapporto contro di me, quali siano i
criteri che lo hanno indotto a sup-
porre e ad affermare con tanta pre-
cipitazione che nel più genuino e
nel più pacifico dei rapporti di di-
ritto privato, consistente nella ri-
soluzione di un contratto consen-
tita senza contrasti in forza di una
clausola prestabilita e in contem-
plazione di fatti sopravvenuti al-
trettanto generali quanto invinci-
bili, si potesse nascondere niente-
meno che la trama di un delitto
contro la alimentazione pubblica.
Vorrei chiedergli ancora se non ab-
bia pensato che, supposto anche in
ipotesi che per un improvviso ar-
resto del mio opificio di Santhià
fosse venuto a mancare da un mo-
mento all’altro, a quelli fra i pa-
nettieri di Santhià e Salussola che
sono miei clienti, tutto il quanti-
tativo di farina che io periodica-
mente loro fornisco, sarebbe stato
tuttavia ridicolo il temere che quei
due piccoli centri avessero a subire
privazioni anche per un giorno so-
lo, quando sanno tutti, salvo forse il
mio denunciatore, che a Santhià e a
Salussola in poche ore dagli in-
numerevoli Molini disseminati in
tutta la provincia ed in località an-
che prossime, può arrivare tanta
farina da bastare per il manteni-
mento di parecchi corpi d’Ar mata.
In verità non si poteva immaginare
accusa più irragionevole. Il Tribu-
nale di Vercelli ne ha fatta, è vero,
giustizia, ma chi mi compensa del
danno che ho subito o del dolore
che ho sofferto in grazia della pro-
dezza di un funzionario che ha
dimostrato di essere così poco fa-
migliare, non solo colle regole del
diritto, ma anche con quelle del
senso comune? Perdoni signor di-
rettore, l’amaro linguaggio che mi
viene dall’animo conturbato e si
abbia i miei ringraziamenti”.
La vicenda ebbe ancora qualche
strascico giuridico, ma nell’aprile
del 1916 la causa fu definitivamen-
te chiusa a favore del biogliese. For-
tunato Ugliengo aveva segnalato
che l’attacco poteva essere di na-
tura politica, anche perché l’im -
prenditore non aveva mai fatto mi-
stero delle sue idee né degli appoggi
che dava e riceveva a e da esponenti
politici. Fin dal 1901 si era aper-
tamente schierato per quel “Gran -
de centro” nato dalle ceneri della
“Sinistra storica” r a p p r e s e n t a t o,
proprio nel Collegio di Santhià,
dall’onorevole candelese avvocato
Marco Pozzo (1857-1934). Il ban-
chetto elettorale offerto in onore del
deputato proprio nel mulino di
Santhià fece notizia e i giornali lo-
cali diedero risalto all’i n i z i a t iva .
Fortunato Ugliengo era di certo un
uomo che “sapeva muoversi” negli
ambienti giusti, ma aveva dalla sua
anche una notevole duttilità im-
prenditoriale. Non di solo pane...
Nel 1905 fu tra i promotori di “una
società di commercio in accoman-
dita per azioni sotto la ragione so-
ciale ‘A. Sella e C.’ con sede in
Andorno, avente per oggetto l’e-
sercizio di alberghi e stabilimenti
idroterapici specialmente nel Biel-
lese”. A Grande Guerra in corso,
nel 1917, fu nominato tra gli am-
ministratori della società che eser-
civa lo “Stabilimento Meccanico
Biellese con fonderia” (ex Squin-
do), mentre nel 1919 i suoi interessi
si erano già ampliati fino alla re-
frigerazione alimentare e alla pro-
duzione industriale dell’acido ci-
trico. Ma ora, per ragioni di spazio,
è il caso di interrompere il discorso
e di rimandarne la conclusione al
prossimo lunedì, già pronti per
viaggiare fin dall’altra parte del-
l’A t l a n t i c o.
l Danilo Craveia
tro, intitolato “Cinecittà al Liceo 2.0”, verrà
presentato il cortometraggio “La giara”,
tratto dalla novella e dall’atto unico di Luigi
Pirandello, nell’ambito di un progetto di po-
tenziamento coordinato da Riccardo Qua-
glia e Anna Maria Negri (in foto). Conte-
stualmente troverà spazio il docu-film in in-
glese, “Women Who Changed Our Lives”,
nel quale la classe 5° C del Liceo delle Scien-
ze Umane porta sullo schermo sei appro-
fondimenti dedicati a figure femminili pro-
tagoniste della storia del Novecento e non
solo. Anche gli interventi musicali della se-
rata sono affidati a studenti, nello specifico
alla chitarrista Sara Morrione, che anticipe-
rà parte del lavoro svolto per la colonna so-
nora di un progetto audiovisivo in fase di
conclusione: la versione filmata dei “R a c-
conti di Canterbury” di Geoffrey Chaucer.
l G.B.
LA PRIMA ALLA SCALA L’opera accompagnata da un trailer
Attila? Si “gira” in Baraggia
Sullo sfondo del palco le riprese di un ambiente a noi famigliare
In una prateria desolata, Odabel-
la, ancora bambina, assiste dispe-
rata all’omicidio del padre men-
tre Attila, dopo averlo ucciso, os-
serva con sguardo crudele, in sella
al suo cavallo. E la landa selvaggia
che, sotto un cielo cupo, fa da
sfondo alla tragica scena, ci ap-
pare piuttosto familiare: è infatti
la Baraggia, per l’esattezza la zo-
na di Piano Rosa, tra Romagnano
Sesia e Borgomanero, dove il me-
se scorso la Rai ha girato l’epi -
sodio in una giornata brumosa,
scegliendo la location con l’aiuto
dei guardiaparco del Parco del
Ticino. La scena è l’antefatto del-
l’opera di Giuseppe Verdi che, co-
me tradizione, il giorno di San-
t'Ambrogio ha inaugurato la sta-
gione lirica della Scala di Milano.
E rappresenta il motore da cui
scaturisce tutta la vicenda: Oda-
bella, figlia del signore di Aqui-
leia, saccheggiata dagli Unni a
metà del V secolo, cova il suo
desiderio di vendetta che la por-
terà ad uccidere, fingendo di vo-
lerlo sposare, il loro re Attila, in
seguono città in fiamme, cieli tem-
pestosi, nebbie, quadri animati. E la
spettacolare scenografia, ricca di ci-
tazioni letterarie e cinematografi-
che, traspone la vicenda in un’at -
mosfera cupa di primo Novecento,
evocando una società sotto la cap-
pa plumbea di dittature e guerre, tra
rovine e festini sfrenati, sotto un
incombente ponte spezzato in
d u e.
ATTILA Il flash back proiettato sul led wall della Scala
procinto di marciare su Roma.
Il ricordo dell’uccisione del pa-
dre, che nel libretto originale del-
l’opera viene solo accennato, non si
vede sul palcoscenico, ma appare -
in una sorta di flashback in bianco e
nero - su un grande schermo po-
sizionato in fondo al palcoscenico.
Lo stesso video a colori è inoltre
diventato il trailer che ha pubbli-
cizzato l’eve n t o.
È la prima volta che in un teatro
d’opera italiano viene usato un led
wall su cui - oltre ai ricordi dram-
matici della protagonista - si sus-
Un Attila, quello diretto da Ric-
cardo Chailly con la regia di Davide
Livermore, audacemente rivisitato
- con l’inevitabile domanda: “chi è,
oggi, Attila?” - che ha conquistato
la Scala, con oltre 10 minuti di
applausi. Standing ovation anche
per il presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, tornato alla Pri-
ma scaligera dopo due anni di as-
senza: un tributo perfettamente in
linea con l’interpretazione patriot-
tica che i contemporanei di Verdi
avevano dato del suo Attila.
Info:
trailer:
https://vi-
m e o. c o m / 3 0 3 2 9 5 9 4 3
l Simona Perolo
l
Tesori al parco fluviale di Po e Orba
PAGINE VERDI
D
ue regioni (Piemonte e
Lombardia) quattro pro-
vince e una cinquantina
di comuni. L’area turistica del Par-
co fluviale del Po e dell’Orba inizia
dalla zona protetta per estendersi a
territori ad essa confinanti, con sto-
ria, tradizioni e ambienti stretta-
mente connessi al grande fiume. Si
tratta di un’area eterogenea, unita
per superare i limiti amministrativi
per coniugare ecologia, economia e
il tessuto sociale nel modo più equi-
librato possibile.
Seguendo il corso del fiume da
monte verso valle, il benvenuto nel
tratto vercellese-alessandrino del
Po è dato dal ponte centenario che
collega Crescentino con la storica
rocca di Verrua Savoia. Sulla spon-
da destra la strada panoramica del
Monferrato si snoda attraverso le
colline, offrendo, di volta in volta,
vedute sul corso d’acqua e sulla
pianura-particolarmente suggesti-
va in primavera quando le risaie
vengono allagate. Sullo sfondo,
nelle giornate limpide, le Alpi, dal
Monviso sino al Monte Rosa. A
Camino spicca un castello, uno dei
più antichi del Monferrato: esso è
circondato da un parco con piante
secolari, dove il parco del Po ha
segnalato un itinerario botanico e
ne indica le specie principali.
Lasciamo le colline per passare sul-
la sponda sinistra del fiume nella
piana risicola. A Morano Po, nella
frazione Pobietto, il complesso ru-
rale omonimo racconta un’ampia
parte della coltura del riso dalla sua
comparsa in queste zone. Era una
Grangia, cioè una delle dipenden-
ze agricole della abbazia di santa
Maria di Lucedio, costruita alla
fine del 1100, e la sua attività è
proseguita sino a oggi. La storia
però, risale ulteriormente indietro
nei secoli.
Quindi il Po entra nel maggior
polo urbano del suo tratto ales-
sandrino, Casale Monferrato ca-
pitale cui ancora oggi fa riferimen-
to l’intero Monferrato Casalese,
con il suo passato secolare offre la
visita di parecchi monumenti di
pregio: il castello dei Gonzaga, la
cattedrale romanica di San Evasio,
la sinagoga edificata nel 1595. Un
centro che merita di essere girato a
piedi, facendo capo a piazza Ca -
stello contornata in parte dai viali
del Lungo Po. Sulla sponda sinistra
del Po si affacciano i comuni della
Lomellina Pavese, in territorio
lombardo, simili per tradizioni e
attività ai centri rivieraschi del Pie-
monte. Anche qui si hanno am-
bienti naturali protetti, quali la Gar-
zaia del lago di Sartirana e notevoli
patrimoni storico architettonici,
come un castello del ‘300 oppure
l’antico borgo di Breme dove, in-
globato nel cortile e nei portici del
palazzo comunale è quanto resta
della abbazia cistercense di San
Pietro, una tra le più importanti
durante il medioevo.
Su un rilievo, il castello di Pomaro
Monferrato riporta più indietro nel
tempo, con tutto il fascino di una
storia notevole. Postazione strate-
gica per la posizione di confine tra il
marchesato del Monferrato e il Du-
cato di Milano, fu eretto nel 1200,
distrutto dagli spagnoli a metà del
‘600 e ricostruito subito dopo.
Va l e n z a è meta mondiale per l’o-
reficeria, ma ha anche un primato
in campo ambientale. Con l’isti -
tuzione nel 1979 della riserva na-
turale della Garzaia di Valenza
(nella foto) ospitò il primo presidio
ecologico a tutela del Po piemon-
tese. Di qui la protezione si è estesa
all’intera asta del fiume in territorio
regionale, costituendo il “sistema
delle aree protette della fascia flu-
viale del Po”: il parco del Po, ap-
punto. È presso la Cascina Bel-
vedere la porta di accesso alla Gar-
zaia e in generale a tutto il parco.
Per evitare il disturbo all’av i f a u n a ,
l’ingresso alla riserva è regolamen -
tato e limitato all’uso dei capanni
per l’osservazione, dove la zona
paludosa e la macchia arbustiva
circostante richiamano bird wat-
chers, appassionati di fotografia na-
turalistica, gruppi di scolaresche
che seguono le attività didattiche
del parco.
Un tempo i prati stabili erano mol-
to estesi in pianura, ma negli ultimi
decenni sono stati in gran parte
trasformati in seminativi annuali.
A ciò fa eccezione la piana del-
l’Orba, dove è ancora possibile os-
servare estese praterie sfalciate, ric-
che di graminacee (logli e festuche)
e leguminose insieme a numerosi
fiori come margherite e orchidee.
La scomparsa dei prati costituisce
una perdita sia da un punto di vista
culturale che naturalistico, essendo
ambienti preziosi per peculiarità
botaniche e presenza di invertebrati
che richiamano in tutti periodi del-
l’anno mammiferi e uccelli.
Info: Parco fluviale del Po e del-
l’Orba-Piazza Giovanni XXIII,
Valenza, 0131-927555. Ottima la
guida “Agricoltura e paesaggio del-
la Regione Piemonte” ricca di in-
formazioni, di bibliografia, di map-
pe e di suggerimenti per una pro-
ficua visita.
l Elena Accati