Statuto dei lavoratori - Wikipedia
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non furono sospettati di azioni di facciata per privato arricchimento, ma che con questa fase sociale siano
divenuti un potere non originariamente compreso fra quelli previsti dalla Costituzione, è stato sostenuto da
molti.
La nascita dello Statuto, di fatto, ratificò una posizione guadagnata "sul campo" per la quale i sindacati
sarebbero stati, di lì in poi, obbligatorio mediatore nei rapporti fra la collettività dei lavoratori ed i loro datori di
lavoro.
Il percorso politico
Politicamente, al principio degli anni sessanta, i diversi tentativi di rafforzare gli esperimenti governativi di
centrosinistra si tradussero in un notevole impegno riformista primariamente ad opera del PSI, il principale
interessato a quella formula politica.
Già avanzate in senso genericamente programmatico al tempo del primo governo Moro di "centrosinistra
organico" (1963), nell'anno in cui si emanarono norme per la tutela delle donne lavoratrici (ad esempio vietando
il licenziamento per causa di matrimonio o consentendo l'accesso delle donne ai pubblici uffici e alle
professioni), molte delle riforme sulla cui proposizione andava condensandosi l'attenzione socialista furono di
fatto "congelate" dopo i fatti del luglio 1964 (Piano Solo) e sarebbero riapparse con vigore qualche anno dopo.
Il percorso che sarebbe sfociato nell'emanazione dello Statuto, in fondo, si lega principalmente ad una paternità
socialista a latere della quale si registrarono adesioni minori di altri partiti o di correnti interne ai partiti.
Con ovvi obiettivi di consolidamento del seguito elettorale, e quindi di rafforzamento del proprio peso
all'interno delle coalizioni, ma non senza effettiva determinazione a raggiungere una norma definitiva, fu il
partito di Nenni a premere perché la regolamentazione si frapponesse come argine al dilagare del disordine di
questa materia, e ne fece cavallo di battaglia reputando che potesse essere la via capace di condurlo alla guida
del Paese.
Dopo la legge 30 giugno 1965, n. 1124 (Testo unico delle norme in materia di infortuni e malattie
professionali), la legge 21 luglio 1965, n. 903 (che introduceva le pensioni di anzianità e istituiva la pensione
sociale) e la legge 15 luglio 1966, n. 604 (che regolava la materia dei licenziamenti), tutte promosse dal PSI, vi
era ancora da registrare normativamente la posizione guadagnata dai sindacati e la nuova figura di lavoratore
che pareva emergere dalle loro elaborazioni; l'interessamento sarebbe stato anche strategicamente utile per
"scippare" una tematica fondamentale al Partito Comunista, l'altro grande partito della sinistra con cui il PSI era
sovente in disaccordo e talvolta in aperto scontro. Parallelamente, perciò, ad azioni sul fronte della previdenza
sociale e su fronti di altra prevedibile rilevanza nazionale, come ad esempio la campagna per il divorzio, i
socialisti esercitarono fortissime pressioni perché le azioni normative in materia agraria (1964), peraltro
anch'esse oggetto di animate (ed animose) polemiche, venissero corroborate da analoghe azioni sul lavoro in
generale.
Di particolare rilievo in questo senso, per quanto oggettivamente poco ricordata, fu l'opera di Giacomo
Brodolini, sindacalista socialista che fu ministro del lavoro e della previdenza sociale e che legò il suo nome sia
alla riforma del 1969 proprio della previdenza sociale (la cosiddetta "riforma delle pensioni", passate dal
sistema "a capitalizzazione" a quello "a ripartizione"), sia all'abolizione delle cosiddette "gabbie salariali", sia
all'impulso più determinante per la codificazione della materia del lavoro: Brodolini richiese infatti l'istituzione
di una commissione nazionale per la redazione di una bozza di statuto (da lui nominato "Statuto dei diritti dei
lavoratori)", alla cui presidenza chiamò Gino Giugni, anch'egli socialista, allora solo un docente universitario
seppure già noto, ed un comitato tecnico di notevole spessore.
Il maggior promotore dello Statuto, Brodolini, non lo vide venire alla luce poiché morì poco dopo l'istituzione
della Commissione, ed il maggiore merito di indirizzo nei lavori di questa viene generalmente attribuito al
Giugni, che avrebbe in seguito dichiarato di essersi sempre fondamentalmente ispirato alle indicazioni di
Brodolini.
http://it.wikipedia.org/wiki/Statuto_dei_lavoratori
24/04/2012